Liberazione, la nostra storia
Il comunicato dell’Aned che annuncia che l’associazione non parteciperà al corteo del 25 aprile, e conseguentemente l’organizzazione di una serata dedicata al 25 aprile al Pitigliani, sono due eventi che non possono che suscitare amarezza in tutti quegli ebrei che si identificano nei valori dell’antifascismo e della Resistenza. Capisco la necessità della scelta dell’Aned. Ma non posso che sentire che gli ebrei sono stati così espropriati di una celebrazione che apparteneva loro di diritto e costretti nuovamente in un ghetto. Perché essere obbligati a restare fuori dalle celebrazioni della Resistenza, Resistenza a cui tanti ebrei hanno partecipato in quanto italiani, è una sconfitta per tutti: per noi ebrei, nuovamente separati dagli altri italiani nel celebrare una Liberazione che avevamo pienamente condiviso con loro settant’anni fa, per la memoria dell’antifascismo e della Resistenza, per quell’idea di antifascismo su cui si è costruita la Repubblica italiana. Credo che l’Anpi romano dovrebbe fare una seria riflessione su questo punto: sul fatto di avere, per motivi politici, sacrificato la presenza degli ebrei nella celebrazione ai rapporti con centri sociali e movimenti antisionisti quando non decisamente antisemiti.
Il fronte Propal non ha nulla a che vedere con la celebrazione del 25 aprile. Gli slogan antisionisti, gli attacchi alla Brigata Ebraica, le formulazioni antisemite che si percepiscono affiorare nell’ignoranza dei più e nell’estremismo di alcuni, tutto questo non deve avere spazio nel corteo. Il 25 aprile 1945, gli ebrei uscivano infine dai loro nascondigli, contavano i loro morti. Molti di loro avevano combattuto con i partigiani, in mezzo a loro. Non ci sono state formazioni partigiane solo ebraiche, come in Francia, come in Polonia. Ebrei e non ebrei hanno combattuto insieme e insieme hanno celebrato la vittoria in quei giorni di confusione e di rinascita della fine d’aprile. Erano sui palchi nelle piazze a fianco degli Alleati, sfilavano nelle città liberate. La Brigata Ebraica, parte dell’Esercito Inglese, ha combattuto valorosamente dentro le fila di questo esercito. Dopo la Liberazione, ha aiutato generosamente la ricostruzione del mondo Ebraico italiano, creato scuole, collaborato nella ricerca dei dispersi, dei morti. I rapporti tra ebrei e “sionisti” nell’ Italia del dopoguerra erano stretti, non dimentichiamoci il ruolo dell’Italia nell’Aliyah Bet, non dimentichiamo i portuali che scendevano in sciopero per aiutare le navi dei profughi ebrei a salpare per Eretz Israel.
La scelta di oggi mette fine per sempre non solo a questo particolare momento storico ma anche alla sua memoria. Ebrei e non ebrei celebrano la Liberazione gli uni separati dagli altri. La responsabilità è dell’Anpi, certo. Non ho dubbi su questo punto. Vorrei però ammonire noi ebrei di quello che questa conclusione rappresenta: la fine dell’antifascismo, un antifascismo di cui il mondo ebraico è stato a lungo parte. Non credo che in Italia ci possa essere un antifascismo senza ebrei, e credo che da parte sua il mondo ebraico abbia bisogno di richiamarsi all’universalità di quei valori, di quella memoria condivisa. Scrivo queste righe per augurarmi che da questa scelta di oggi si possa in futuro recedere, che non diventi definitiva. Per noi, per tutti.
Anna Foa
(22 aprile 2016)