Roma – “25 aprile, la nostra storia”
Un grande pubblico, per temi di grande attualità. Affollato incontro al Centro Pitigliani, che ha aperto le porte per una riflessione a più voci sul significato del 25 aprile, sul ruolo ebraico nelle vicende che portarono all’affrancamento dal nazifascismo, sul giusto atteggiamento da tenere davanti a chi tenta oggi di riscrivere la storia.
“La Resistenza, i partigiani e la brigata ebraica nella Liberazione dell’Italia” il titolo dell’incontro, organizzato in collaborazione con Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Associazione Nazionale Ex Deportati e Associazione Romana Amici di Israele.
Accolti dal presidente dell’istituto, Bruno Sed, diversi relatori hanno toccato l’argomento da un punto di vista storico, emozionale, di testimonianza oculare. Sul palco, introdotti dal giornalista Roberto Olla, che ha coordinato la serata, lo scrittore Aldo Zargani, il rav Riccardo Di Segni, lo studioso Samuele Rocca. Un saluto, tra gli altri, anche dal Consigliere UCEI Anselmo Calò e dalla presidente della Comunità ebraica romana Ruth Dureghello.
“La lotta al fascismo è un elemento inalienabile della nostra identità ebraica. Questa è quindi una serata molto importante, la prima del suo genere per il 25 aprile” ha sottolineato Calò. Mentre Dureghello ha rivendicato l’efficacia della scelta intrapresa, poche ore prima, con l’organizzazione del presidio in via Tasso. “Una scelta drastica, inevitabile e simbolica” le sue parole.
Veste meno consueto per il rabbino capo, che ha ricordato la figura del padre Mosè. Medico, partigiano, protagonista della Guerra di Liberazione nella zona delle Marche, San Severino e dintorni, dove si era riparato assieme ai familiari. Una memoria viva, anche grazie alla recente pubblicazione di un libro che ne racconta la storia e il contributo.
Sul volto e nelle parole di Zargani l’emozione per l’incontro, nelle strade di Torino, con i soldati della Brigata ebraica. Era un bambino Aldo, ma di quel giorno conserva tutto. In particolare l’emozione di vedere la Stella di Davide su un convoglio che sfilava nella città appena liberata. E la gioiosa reazione suscitata tra i soldati dal suo “Shalom!”. Un momento, racconta, “che resta indimenticabile”.
Preziosi i dati storici forniti da Rocca, che ha inquadrato il contributo ebraico alla Liberazione in un contesto più ampio. Quindi non solo l’azione dei volontari della Brigata, che furono cronologicamente gli ultimi a intervenire, ma anche le molte centinaia di migliaia di soldati ebrei inquadrati da anni nelle forze alleate e i tanti ebrei italiani che abbracciarono, nei mesi precedenti, la lotta partigiana. Una memoria che non va persa, ha spiegato lo studioso.
Molto intensa e ricca di spunti la serata, caratterizzata anche da alcuni interventi dal pubblico. Tra cui quello di un rappresentante dell’Anpi, che ha espresso il proprio rammarico per l’assenza delle insegne della Brigata dal tradizionale corteo di Porta San Paolo, divenuto ormai da anni lo sfogatoio delle frustrazioni antisioniste dei gruppi propal.
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(26 aprile 2016)