Farsi piacere
Un detto popolare afferma che Non Si Deve Giudicare Un Libro Dalla Copertina; in genere sono d’accordo nell’ambito della Narrativa – anche se a volte, certe infatuazioni preludono all’amore anche in Libreria. Ma sulla Saggistica la mia esperienza nega l’assunto del proverbio: un buon titolo, un adeguato sotto titolo, una quarta di copertina chiara e efficace, i risvolti informativi e non auto elogiativi sono altrettanti indizi di giustificabile pregustazione di buone ragioni per dar maggior attenzione al libro che ha attirato la nostra attenzione sui banchi o sulle pagine del nostro computer. Un esempio di questa buona pratica sarà l’esercizio con cui sto per andare in palestra, e che chiamerò “Sul Cavallo con Maniglie dell’Amore”.
Prima di passarmi fra le mani il gesso – e bere un buon caffè espresso – per aiutare la presa, voglio però rendervi partecipi dell’Acquolina in Testa che sta bagnandomi i Neuroni in questi ultimi giorni: ho letto in anteprima un libro che è bello, che funziona, che è italiano ma non è provinciale, che sarà un – se non IL – successo dell’estate 2016. Credo di non doverne poter scrivere ancora: sarà in libreria il 12 maggio, ve ne darò conto nel prossimo nostro appuntamento qui, giovedì 5 maggio: forse resterete attoniti, o immobili, ma poi correrete a leggerlo, forse. Per ora solo il titolo e l’autore: La Lettrice Scomparsa, di Fabio Stassi (Sellerio, 14 euro – 8,99 in elettronico).
Quando ho letto “Farsi Piacere”, in rosso su fondo azzurro della copertina, ho pensato che quel titolo poteva essere gustoso; il sottotitolo – ‘La costruzione del gusto’ – ha sollecitato il mio interesse. L’editore – Cortina -, e la Collana – Minima -, sono marchi di qualità, grazie alla corrispondenza fra temi affrontati e modalità di espressione che la lettura di molte loro opere hanno confermato. I testi della quarta di copertina – sia la breve ma esaustiva biografia dell’autore, sia la presentazione sommaria ma completa del tema e del modo in cui le 172 pagine lo avrebbero affrontato – , e il prezzo ragionevole (14 euro) hanno fatto portare la mano destra al portafoglio, e alla Cassa della ‘mia’ libreria, che en passant ringrazio per le mille attenzioni e l’affetto: i 4 moschettieri di Minerva sono al servizio della Repubblica di Letturia, non c’è Richelieu che li fermerà: li decoro con l’Ordine della Scaffalatura, e ‘Honi soit qui mal y pense’!
Alla prova sul fuoco, in lettura al mattino presto – quando il cervello si muove più agile e il silenzio è amico della concentrazione – questo libro mantiene e conferma le promesse del testo del suo indice, e della quarta di copertina – che riporto per intero perché è esemplare, indicativo com’è sin dal principio, del metodo e della strategia del suo autore, Emanuele Arielli – professore di Estetica alla IUAV di Venezia:
“È possibile cambiare i propri gusti? Farsi piacere una persona, un quadro, un cibo, uno stile di vita che non amiamo o che ci lasciano indifferenti? E soprattutto: perché mai lo dovremmo fare? Piegare le proprie preferenze e i propri desideri sembra infatti un atto ipocrita e votato al fallimento, dato che i gusti paiono rispecchiare la nostra identità più profonda. Attraverso una riflessione che spazia dagli Stoici alle discussioni contemporanee sulla trasformazione del sé, dalle ricerche psicologiche ai dibattiti sull’estetica, Emanuele Arielli mostra che la capacità di manipolare volutamente le proprie preferenze è in realtà un impulso caratteristico della nostra epoca. Descrivendo alcune tipiche strategie di azione e di pensiero, egli fa vedere come saper sovvertire se stessi e costruire il gusto sia una capacità ambigua, ma anche una fondamentale manifestazione di autonomia individuale, un esercizio automanipolatorio che ci consente di esplorare nuove strade”.
C’è qualcuno fra noi che può dirsi non toccato da questo tema ?
C’è qualcuno che può disinteressarsi degli effetti che il lavoro su di se ha – o NON ha – sul nostro comportamento, e le sue conseguenze ?
Questo, che è un libro scientificamente argomentato – sola mia critica la mancanza di una bibliografia estesa a fine volume, anche se le note in pagina sono accurate – è anche un libro di divulgazione di massa. Lo stile, colloquiale e mai impositivo, e gli esempi tratti dalla vita comune – la musica, il cibo, l’amore, il cinema… – lo rendono non solo digeribile, ma anche gustoso – come mi era sembrato ai primi morsi, ancora in libreria.
Leggetelo con calma, fermandovi a riflettere su di voi e chi vi è caro, prendete appunti – meglio se scritti. Continuate con pazienza quando certe parole vi colpiranno forte: è perché stanno toccando punti sensibili; e non abbandonatevi a piaceri effimeri quando vi titilleranno l’ego: l’auto gratificazione induce sospetto, va sorvegliata.
Dopo averlo letto, regalatelo – se potete; non consigliatelo soltanto a chi avete vicino e vorreste lo legga. Se non farà subito bene loro – ma ne farà, anche se non sarete voi a goderne per primi – , avrà fatto bene a voi. E ‘che sia dannato chi pensa male’: Ordine della Giarrettiera anche per noi, Dumas perdonami !
Valerio Fiandra
(28 aprile 2016)