Politiche di Memoria
Attraversiamo un periodo di grande confusione nelle politiche della Memoria del nostro paese specie attorno al fascismo – tema certamente complesso – e su questo fronte anche l’Unione delle Comunità ebraiche italiane dovrebbe assumere posizioni più meditate e più chiare di quanto non abbia fatto finora. Sono almeno due le questioni in dicussione di recente che richiederebbero maggiori approfondimenti, riflessioni e prese di posizione univoche: la questione della legge, in discussione al Parlamento italiano, che rende il negazionismo reato penale e il progetto di un museo nazionale del fascismo a Predappio.
Sulla prima, gli storici hanno ripetutamente preso posizione contro la legge per motivi molto semplici e per nulla accademici: la penalizzazione del negazionismo (opinione odiosa e priva di alcun fondamento scientifico) non fa che offrire ai negatori della Shoah una tribuna da cui pubblicizzare le loro inaccettabili idee e li presenta come martiri della libertà di opinione. Inoltre la legge fa sì che si debba scrivere la storia nei tribunali, da parte dei giudici, e non nei libri di storia, nelle aule scolastiche e universitarie, a cui il discorso storico dovrebbe in primo luogo appartenere. Il moltiplicarsi di leggi memoriali, ad esempio in Francia, ha innescato notevoli storture, per cui lo Stato decide per legge che cosa e chi si deve o non si deve ricordare, e si crea così un’inaccettabile concorrenza tra le vittime che rivendicano anniversari e memoriali, equiparando tutto e tutti dentro il paradigma vittimario.
Sulla questione di Predappio è necessario essere molto chiari: non è possibile accettare un museo del fascismo, a carattere nazionale, finanziato – come si è ventilato – dal Governo, nel paese natale di Mussolini, soprattutto per un motivo. A Predappio sorge anche la tomba di Mussolini, luogo di pellegrinaggio di decine di migliaia di neofascisti e nostalgici ogni anno: quel museo diverrebbe anche contro le migiliori intenzioni un monumento al ditattore, discolpando tra l’altro la società italiana del suo sostegno al fascismo, ricondotto alle sole responsabilità del “duce”.
L’UCEI ripensi dunque alla propria posizione sulla legge contro il negazionismo, attorno a cui si è creato un unanimismo del tutto equivoco. E prenda posizione contro il museo del fascismo a Predappio, non occupandosi solo dei propri (troppi) musei della Shoah e dell’ebraismo, ma proponendo piuttosto un museo nazionale della storia del Novecento, a Milano o a Roma, in cui si racconti la storia del fascismo e dell’antifascismo, nonché in modo adeguato la storia delle vittime della dittatura italiana, cui purtroppo gli ebrei a lungo non lesinarono il loro consenso.
Simon Levis Sullam, storico
(1 maggio 2016)