Usa – Inizia il Jewish American Heritage Month
Il contributo degli ebrei americani
“Una storia di valori condivisi”

wiesel_2011_PS-0251 “Alla nascita dell’America, i nostri padri fondatori hanno lottato contro la tirannia e dichiarato un insieme di ideali – tra cui la vita, la libertà e la ricerca della felicità – che avrebbero guidato per sempre gli eventi del nostro paese. Da allora per generazioni gli ebrei americani, avendo condiviso la battaglia per la liberà, sono stati uno strumento nel garantire che la nostra nazione restasse fedele ai principi contenuti nei nostri documenti fondanti”. Con questa considerazione il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha dato il via al Jewish American Heritage Month, una ricorrenza annuale indetta dalla Casa Bianca nel 2006 con l’obiettivo di riconoscere e celebrare il contributo degli ebrei americani alla storia e alla società degli Stati Uniti. A partire da oggi, per tutto il mese di maggio ci saranno eventi, manifestazioni culturali in molti musei e anche iniziative nelle scuole che diventeranno anche un’occasione per approfondire il significato di valori come il pluralismo religioso, la diversità culturale, e la partecipazione delle minoranze alla cultura nazionale americana e al senso civico nazionale.
“Gli ebrei – ha proseguito il presidente – hanno contribuito al progresso in ogni aspetto della nostra società, forgiando il carattere del nostro paese e incarnando i valori che ci stanno a cuore. In questo mese ci impegniamo nuovamente a liberare il nostro mondo dall’intolleranza e dall’ingiustizia e a riflettere sugli straordinari modi in cui gli ebrei americani hanno reso la nostra Unione più perfetta”. Obama si è sempre impegnato in prima persona nelle celebrazioni del Jewish Amercian Heritage Month, e nel 2010 ha ospitato per la prima volta un ricevimento alla Casa Bianca a cui hanno partecipato leader comunitari, rappresentanti politici, rabbini, ma anche atleti olimpici ebrei, studiosi e ricercatori, veterani di guerra, astronauti e artisti. Il ricevimento è stato ripetuto nel 2011, alla presenza del Testimone della Shoah e premio Nobel Elie Wiesel (nell’immagine), mentre l’anno scorso Obama ha invece visitato una sinagoga di Washington.
“Molti ebrei sono approdati sulle coste del nostro paese nel corso della storia. L’hanno fatto per scappare dall’oppressione che avevano trovato in altre zone del mondo. Guidati dalla possibilità di trovare un futuro più libero, hanno cercato sia come singoli sia come comunità di rendere reale la promessa dell’America”, ha detto il presidente rievocando la storia dell’immigrazione ebraica negli Stati Uniti, per poi soffermarsi sull’attualità. “Non possiamo tributare il giusto rispetto al contributo degli ebrei americani – ha infatti sottolineato – senza riflettere anche sulla crescita dell’antisemitismo in molte parti del mondo, e nel ricordare la lezione della Shoah riconosciamo l’imperativo a sradicare il pregiudizio”. Nel ricordare l’impegno della sua amministrazione nella lotta all’antisemitismo, Obama ha quindi osservato che “sottoponendo uomini, donne e bambini alla persecuzione sulla base del loro albero genealogico e della loro fede, il flagello dell’antisemitismo richiede che si dichiari attraverso l’azione e la solidarietà che un attacco a una fede costituisce un attacco a tutte le fedi”. E facendo appello alla comunità internazionale affinché si mostri unita nella difesa di questi principi, ha anche ricordato “l’irremovibile sostegno alla sicurezza di Israele e lo stretto legame tra le nostre due nazioni e i nostri due popoli”.
Obama ha quindi chiuso il suo discorso con un ulteriore invito all’unità e alla condivisione: “Durante il Jewish American Heritage Month, mentre riflettiamo sul nostro passato e guardiamo al futuro, cerchiamo di portare avanti la nostra eredità comune, fondata nella connessione delle nostre radici, e di affermare che è dalla straordinaria ricchezza del nostro legame che traiamo forza. E rinnoviamo la nostra dedizione al lavoro di costruzione di un domani che sia pienamente inclusivo – ha concluso – un domani in cui una grande diversità di origini sia non solo accettata, ma anche celebrata come un valore. Qui in patria e in tutto il mondo”.

Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked

(1 maggio 2016)