Qui Roma – I musei e la sfida della Memoria

Schermata 2016-05-02 alle 10.10.12 Quale memoria, per quale società?. “In un momento in cui l’identità ebraica in Europa vacilla, e ci si chiede sempre più spesso che cosa significhi essere ebrei nella Diaspora, e accanto a questo la società è sempre più disincantata e disillusa sui suoi valori fondanti, i musei stanno assumendo un’importanza e una diffusione sempre maggiori, come luoghi in cui definire se stessi a partire dal passato”. Questa una delle possibili riflessioni di fronte a questo quesito, fornita dallo storico e direttore editoriale del Mémorial de la Shoah di Parigi Georges Bensoussan, nella lectio magistralis tenuta a Roma nel corso del convegno intitolato appunto “Quale memoria, per quale società? Il ruolo dei musei nella società contemporanea”. L’evento è stato promosso dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e dal Ministero per i Beni e le Attività culturali e del Turismo, nel cui Salone del Consiglio si sono svolti i lavori, aperti dal ministro Dario Franceschini e dal presidente UCEI Renzo Gattegna con l’annuncio dello stanziamento da parte del governo di 25 milioni di euro che permetteranno il completamento dei lavori per il Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara.
Per il ministro Franceschini, il progetto rappresenta un “tassello fondamentale per ricostruire la storia, i valori, il significato della bimillenaria presenza ebraica in italia”. Per il presidente Gattegna “un museo è testimonianza viva, un insieme di percorsi”. Il Meis rappresenterà in questo senso “un museo unico in Italia, l’unico a raccontare oltre 2mila anni di storia e cultura ebraica in Italia”.
Per fornire una panoramica direttamente da chi lavora quotidianamente in questo campo, sono quindi intervenuti il presidente del Meis Dario Disegni, il vicepresidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano Roberto Jarach, il presidente della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea (Cdec) di Milano Giorgio Sacerdoti, il presidente della Fondazione Museo della Shoah di Roma Mario Venezia. A chiudere l’intensa mattinata un confronto, moderato da Annabella Gioia, tra l’archeologo Salvatore Settis, lo storico dell’arte Claudio Strinati, l’artista Leonardo Sangiorgi di Studio Azzurro, e Simone Mortara, dell’Associazione di cultura ebraica Hans Jonas.
A testimoniare il modo in cui i musei e i centri di studio si rivolgono alla società sono quindi intervenuti i rappresentanti delle fondazioni italiane che si occupano di musei, di memoria e di storia dell’ebraismo.
Ringraziando sentitamente il ministro Franceschini per lo stanziamento da parte del Mibact, Disegni ha quindi sottolineato come il compito del museo sia quello di “far conoscere la storia dell’ebraismo italiano, contribuendo a contrastare la percezione della popolazione di un’identità tra quest’ultima e la Shoah, che invece è stato solo uno degli ultimi tragici eventi di una storia millenaria”. Più settoriale è invece il ruolo delle istituzioni di Roma e di Milano, dedicate entrambe alla memoria della Shoah, entrambe in luoghi con caratteristiche uniche in Europa. La specificità della capitale, ha sottolineato Venezia, è infatti data dal fatto che “i luoghi dove si è svolta una delle tragedie più significative dell’ebraismo italiano sono nel centro della città”. Nel caso del Binario 21 si tratta invece dell’unico memoriale sorto su un sito rimasto esattamente com’era ai tempi della Seconda guerra mondiale. Jarach ha posto l’enfasi sull’importanza di quel luogo così evocativo per l’attività nel campo dell’educazione rivolta agli studenti delle scuole. “Il nostro scopo è quello di portarli a capire e a crescere nella loro formazione morale – le sue parole – poiché oggi molti valori si sono persi e i giovani credono poco nel futuro”. Accanto ai musei esistono poi importanti centri di ricerca come il Cdec: nel merito Sacerdoti ha osservato come nonostante esso nasca per rivolgersi ad addetti ai lavori e non al grande pubblico, esista una “collaborazione sempre più stretta per supportarli nelle loro ricerche, come avviene nel caso del Meis e per il Memoriale della Shoah di Milano”.
La parola è quindi passata a Settis, il cui intervento si è focalizzato sui “Musei della Shoah come archeologia della Memoria”. Secondo lo studioso, i musei non devono essere spazi separati rispetto alla città in cui si trovano bensì proiezioni di esse, “traendo legittimazione dal tessuto urbano in un attaccamento feroce alla verità come opposto alla finzione, diventando un luogo di autocoscienza dei cittadini”. Quando si parla di musei della Shoah, simbolo di una volontà di eliminazione e devastazione totale – ha quindi aggiunto Strinati proseguendo nella riflessione con il suo intervento intitolato ‘La rappresentazione della Shoah nei musei e nei memoriali’ – il concetto di separazione del museo come luogo altro, distante dalla realtà della vita, esasperandone proprio il carattere museale e di costruzione in dialettica con la distruzione, “può invece farlo diventare uno spazio del racconto, della conoscenza e della meditazione, cioè quello che chiamiamo memoria”. Accanto a queste due visioni, Sangiorgi ne ha proposta una terza, parlando di “Linguaggi innovativi per una memoria non rituale”. Uno di questi linguaggi è quello dei musei basati sulle installazioni video come quelle realizzate attraverso la tecnologia dagli artisti di Studio Azzurro, i quali “non vogliono competere con i musei già esistenti, ma enfatizzare il fatto che contenuti non fisici, intangibili, riescano a creare luoghi dove le emozioni e le esperienze possono essere attivate e convogliate”.
A concludere la mattinata è stato quindi Mortara, con una riflessione su ‘Musei della Shoah e musei Ebraici’. Essi hanno secondo lui ruolo complementari: “Mentre nei primi gli ebrei possono, con l’aiuto delle istituzioni, raccontare la loro storia e al contempo quella del luogo in cui risiedono – ha osservato – attraverso i musei della Shoah essi aiutano anche i paesi a ragionare sulla loro storia e sulla propria capacità di creare una società in grado di integrare tutte le sue componenti”.

Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked

(2 maggio 2016)