Roma, Pagine Ebraiche intervista i candidati – I silenzi di Raggi e Marchini

“Certamente, se non questa settimana la prossima”. “Avrai l’intervista, Virginia ci tiene”. “Tutto a posto, tranquillo, stasera ti togli il pensiero”. E invece nulla. Un lungo, lunghissimo inseguimento. Tante belle parole e garanzie da parte del suo staff. Fino al clamoroso dietrofront a poche ore dalla stampa del giornale. Ufficialmente per un “misunderstanding”(!) davvero un po’ grottesco. L’intervista (ancora) non s’ha da fare. La capolista del Movimento Cinquestelle alle prossime amministrative romane, l’avvocato Virginia Raggi, rinuncia a confrontarsi con il giornale dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Una decisione su cui ogni lettore potrà sviluppare le riflessioni che riterrà più opportune.
Parlano così, per il momento, soltanto Roberto Giachetti e Giorgia Meloni.
In attesa che anche Alfio Marchini e i suoi più stretti collaboratori, più volte sollecitati da molti giorni, diano un segnale di reale interesse a parlare e confrontarsi con il giornale dell’UCEI su alcuni temi segnalati allo staff del candidato del centrodestra.
Non ultimo il rapporto di Roma con il suo passato e l’orrore della persecuzione nazifascista.

giacRoberto Giachetti: “Urtisti, serve una soluzione condivisa”

Cosa rappresenta la Comunità ebraica per Roma? Quale il suo ruolo?
La Comunità è un patrimonio di Roma, è parte integrante della storia profonda di questa città. Oggi è una presenza forte, con robuste radici nel tessuto cittadino, capace di offrire un contributo particolarmente significativo per una delle sfide cruciali di Roma: la costruzione di percorsi di integrazione per i nuovi romani diversi per cultura, per storia, per religione. Non è certo un caso che tra le figure più autorevoli della storia recente di Roma (e d’Italia) ci sia il rabbino capo Elio Toaff che – nei suoi studi e nel suo agire – tanto ha contribuito all’incontro e al dialogo ebraico-cristiano.
Come pensa di risolvere la situazione degli urtisti? Prevede un ripristino della loro presenza nell’area del Colosseo e dei Fori o andranno individuate delle soluzioni alternative?
La situazione in cui si trovano gli operatori di una categoria la cui storia è intrecciata da sempre con quella della Capitale è una delle questioni che merita la massima attenzione da chi avrà l’onore di guidare il Campidoglio. Innanzitutto per la mancanza di dialogo con le famiglie di questi lavoratori, con la Comunità ebraica e con i suoi più autorevoli rappresentanti che c’è stata in passato e che mi ha ferito come romano. L’ambulantato è soggetto a leggi nazionali e regionali e da sindaco erediterò – sugli urtisti – una situazione economica, burocratica ma soprattutto “umana” alla quale porre rimedio. Il mio impegno sarà dedicato alla ricerca di una soluzione comune. Ci metteremo al tavolo e non ci alzeremo senza una soluzione il più possibile condivisa con tutti. C’è da garantire la sopravvivenza dignitosa della categoria e di tutto l’ambulantato autorizzato e, insieme, c’è da garantire il decoro urbano e monumentale e da contrastare il degrado che abbiamo visto negli ultimi anni. Lo faremo insieme, condividendo soluzioni, allontanando gli abusivi, prevedendo l’adozione del “banco tipo”: strutture omogenee, in sintonia con l’arredo urbano, che permettano di identificare immediatamente gli esercizi autorizzati. Anche di questo ho discusso nel prezioso incontro che ho avuto pochi giorni fa con il rabbino capo e la presidente della Comunità ebraica insieme ad Alessia Salmoni, che ha scelto di candidarsi al Consiglio comunale nella mia lista civica.
Museo della Shoah: cosa vede nel suo futuro? Come intende adoperarsi?
Siamo alla fine di un lunghissimo iter burocratico. Finalmente. L’ultimo miglio è merito del governo che, nella Legge di Stabilità, ha inserito una norma che autorizza la spesa di tre milioni nel corso di quest’anno al di fuori del Patto. Ora auspico che il cantiere possa partire a breve, così da permettere a Roma di avere, nel giro di pochi anni, un Museo della Shoah come ne esistono in altre capitali d’Europa. Un museo capace di trasmettere alle ragazze e ai ragazzi il valore della Memoria per guardare al futuro, per aiutarli a diventare cittadini consapevoli, liberi e capaci di combattere le ingiustizie.
Emergenza profughi, loro accoglienza e integrazione. Quale ruolo per Roma? A quali iniziative sta pensando?
Il problema è epocale e non si risolve di certo con la demagogia o alimentando le paure per lucrare qualche voto. Roma ha un tessuto – fatto di associazioni, volontari, cooperative – capace di reggere l’urto di questa sfida. E poi, ci tengo ad aggiungere, ci sono i cittadini romani. Quelli che a migliaia, lo scorso anno, hanno offerto medicinali, cibo, generi di prima necessità ai profughi arrivati nella nostra città da aree geografiche sconvolte dalle guerre. Fatta questa premessa, sottolineo che a Roma vivono, lavorano, studiano, creano imprese, centinaia di migliaia di cittadini immigrati. Migliaia di loro sono nuovi italiani, anzi nuovi romani. Per far sentire loro parte di un’unica comunità immagino percorsi di integrazione permanente. Solamente tutti insieme riusciremo a isolare e colpire chi viola le leggi.
La laicità è un valore? E se sì, come la si difende?
È la mia storia a parlare. Da sempre lotto per i diritti di tutti e di ciascuno, per la laicità dello Stato, di cui in Italia non c’è ancora piena consapevolezza. Per me laicità significa la libertà che ciascuno ha di esercitare il proprio credo religioso senza per questo condizionare il prossimo, senza restringere la libertà di scelta di qualcun altro di poter decidere della propria vita, del proprio corpo, del proprio destino.

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Giorgia Meloni: “Museo della Shoah tra i miei obiettivi”


Cosa rappresenta la Comunità ebraica per Roma? Quale il suo ruolo?

La Comunità ebraica di Roma è la più antica d’Europa, rappresenta un grande valore morale e un pezzo di storia importante per tutti i romani. La Comunità ebraica è a pieno titolo parte integrante della Città eterna. Il suo ruolo è quello di tenere viva la cultura e la tradizione del popolo ebraico e contribuire ad arricchire i romani con questa sua specificità.
Come pensa di risolvere la situazione degli urtisti? Prevede un ripristino della loro presenza nell’area del Colosseo e dei Fori o andranno individuate delle soluzioni alternative?
Gli urtisti sono stati assimilati impropriamente ai camion bar, senza alcun riguardo per una tradizione più che secolare. Mi impegnerò, compatibilmente con il rispetto del decoro dell’area archeologica centrale, affinché la loro presenza sia garantita. Voglio che sia una presenza di qualità, che contribuisca a vivacizzare le zone turistiche di Roma grazie alla valorizzazione della tradizione dei “ricordari”. Può essere utile, a mio avviso, trovare i modi per raccontare la storia particolare degli urtisti, della loro nascita, della regolamentazione tramite bolla papale, di come sono giunti fino ai nostri giorni.
Museo della Shoah: cosa vede nel suo futuro? Come intende adoperarsi?
Sono stata allo Yad Vashem in Israele ed è stata una esperienza che mi ha profondamente toccata. Reputo giusto che anche a Roma ci sia un luogo che racconti l’orrore della persecuzione degli ebrei, per non dimenticare. A quanto mi risulta la gara per il Museo della Shoah è stata bandita e assegnata. La realizzazione di questa opera è uno dei miei obiettivi e lavorerò per superare tutti gli ostacoli burocratici per la sua realizzazione.
Emergenza profughi, loro accoglienza e integrazione. Quale ruolo per Roma? A quali iniziative sta pensando?
L’Italia rischia di diventare il campo profughi dell’Unione Europea per colpa della irresponsabile politica delle “porte aperte a tutti” del governo Renzi-Alfano. Serve una seria politica di controllo e valutazione delle richieste di asilo. Per come la vedo io i profughi sono donne, bambini e nuclei familiari che arrivano da nazioni che sono teatri di guerre conclamate, non migliaia di uomini soli in età da lavoro, che tendenzialmente non sono profughi. L’immigrazione incontrollata pone anche un problema di sicurezza che non possiamo ignorare e che rischia di diventare l’humus nel quale può alimentarsi il fondamentalismo islamico e il terrorismo. L’Italia deve dire basta a questo lassismo, e Roma in particolare ospita già un numero troppo elevato di richiedenti asilo.
La laicità è un valore? E se sì, come la si difende?
Credo nella laicità dello Stato. Sono convinta sia un tratto caratterizzante della società europea. Questo vuol dire che ogni cittadino ha il diritto di professare la religione che vuole, purché il suo credo non sia in contrasto con le leggi dello Stato. Senza eccezione alcuna. Allo stesso modo sono convinta che i valori religiosi, che sono alla base della nostra tradizione giudaico-cristiana, costituiscano il fondamento della nostra cultura e del nostro vivere civile.

(A cura di Adam Smulevich)

Pagine Ebraiche maggio 2016

(3 maggio 2016)