La qualità serve a vincere
Il Governo ha approvato un piano di investimenti da un miliardo di euro sulla cultura. Tra questi, 25 milioni sono destinati al completamento del Museo dell’ebraismo di Ferrara (MEIS), una grande soddisfazione per tutti gli ebrei italiani. Più in generale, questo provvedimento testimonia la forte volontà dell’esecutivo di puntare sull’educazione e sulla formazione: una scelta non scontata in un’epoca di crisi economica e preoccupazione dovuta alle migrazioni e al terrorismo internazionale.
A proposito di cultura, l’argomento tocca da vicino la comunità ebraica italiana, che si fonda sulla propria tradizione – all’interno – e sulla propria reputazione – all’esterno. Anni fa, ricordo, si ragionava di reti tra le comunità, con l’intento di creare delle economie di scala ed evitare sovrapposizioni inutili tra centri grandi e piccoli. Bene, al di là delle geometrie istituzionali mi pare che questa idea di fondo si stia concretizzando.
L’ebraismo italiano si sta sempre più concentrando attorno ad alcuni poli culturali di portata nazionale, in grado di convogliare, senza fagocitare, la ricchezza delle 21 comunità: il Museo di Ferrara, il nascituro Museo nazionale della Shoah di Roma (anch’esso interamente finanziato da questo Governo), il progetto Talmud, alcuni eventi come il “Jewish and the City” a Milano (da quest’anno “Jewish in the City”) senza dimenticare il Mezzogiorno con i suoi affascinanti e imprevedibili segnali. Naturalmente, questo elenco non è esaustivo e omette importanti istituzioni, monumenti, musei, centri di ricerca o manifestazioni.
Questa lista sommaria ci aiuta però a comprendere alcuni lineamenti futuri dell’ebraismo italiano. La qualità sarà fondamentale: ebrei e non ebrei saranno sempre più selettivi nelle proprie scelte; le iniziative rivolte anche all’esterno garantiranno le risorse, materiali e immateriali, per sostenere la vita ebraica delle comunità (sinagoghe, collegi rabbinici, servizi sociali); il confine tra dentro e fuori ridefinito volta per volta, considerando il fatto che la platea dei simpatizzanti (gli italiani che danno il proprio Otto per Mille all’Ucei o che comprano i volumi del Talmud) è assai più ampia di quella degli iscritti alle comunità.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas Twitter @tobiazevi
(3 maggio 2016)