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“Urtisti, serve soluzione condivisa”
Cosa rappresenta la Comunità ebraica per Roma? Quale il suo ruolo?
La Comunità è un patrimonio di Roma, è parte integrante della storia profonda di questa città. Oggi è una presenza forte, con robuste radici nel tessuto cittadino, capace di offrire un contributo particolarmente significativo per una delle sfide cruciali di Roma: la costruzione di percorsi di integrazione per i nuovi romani diversi per cultura, per storia, per religione. Non è certo un caso che tra le figure più autorevoli della storia recente di Roma (e d’Italia) ci sia il rabbino capo Elio Toaff che – nei suoi studi e nel suo agire – tanto ha contribuito all’incontro e al dialogo ebraico-cristiano.
Come pensa di risolvere la situazione degli urtisti? Prevede un ripristino della loro presenza nell’area del Colosseo e dei Fori o andranno individuate delle soluzioni alternative?
La situazione in cui si trovano gli operatori di una categoria la cui storia è intrecciata da sempre con quella della Capitale è una delle questioni che merita la massima attenzione da chi avrà l’onore di guidare il Campidoglio. Innanzitutto per la mancanza di dialogo con le famiglie di questi lavoratori, con la Comunità ebraica e con i suoi più autorevoli rappresentanti che c’è stata in passato e che mi ha ferito come romano. L’ambulantato è soggetto a leggi nazionali e regionali e da sindaco erediterò – sugli urtisti – una situazione economica, burocratica ma soprattutto “umana” alla quale porre rimedio. Il mio impegno sarà dedicato alla ricerca di una soluzione comune. Ci metteremo al tavolo e non ci alzeremo senza una soluzione il più possibile condivisa con tutti. C’è da garantire la sopravvivenza dignitosa della categoria e di tutto l’ambulantato autorizzato e, insieme, c’è da garantire il decoro urbano e monumentale e da contrastare il degrado che abbiamo visto negli ultimi anni. Lo faremo insieme, condividendo soluzioni, allontanando gli abusivi, prevedendo l’adozione del “banco tipo”: strutture omogenee, in sintonia con l’arredo urbano, che permettano di identificare immediatamente gli esercizi autorizzati. Anche di questo ho discusso nel prezioso incontro che ho avuto pochi giorni fa con il rabbino capo e la presidente della Comunità ebraica insieme ad Alessia Salmoni, che ha scelto di candidarsi al Consiglio comunale nella mia lista civica.
Museo della Shoah: cosa vede nel suo futuro? Come intende adoperarsi?
Siamo alla fine di un lunghissimo iter burocratico. Finalmente. L’ultimo miglio è merito del governo che, nella Legge di Stabilità, ha inserito una norma che autorizza la spesa di tre milioni nel corso di quest’anno al di fuori del Patto. Ora auspico che il cantiere possa partire a breve, così da permettere a Roma di avere, nel giro di pochi anni, un Museo della Shoah come ne esistono in altre capitali d’Europa. Un museo capace di trasmettere alle ragazze e ai ragazzi il valore della Memoria per guardare al futuro, per aiutarli a diventare cittadini consapevoli, liberi e capaci di combattere le ingiustizie.
Emergenza profughi, loro accoglienza e integrazione. Quale ruolo per Roma? A quali iniziative sta pensando?
Il problema è epocale e non si risolve di certo con la demagogia o alimentando le paure per lucrare qualche voto. Roma ha un tessuto – fatto di associazioni, volontari, cooperative – capace di reggere l’urto di questa sfida. E poi, ci tengo ad aggiungere, ci sono i cittadini romani. Quelli che a migliaia, lo scorso anno, hanno offerto medicinali, cibo, generi di prima necessità ai profughi arrivati nella nostra città da aree geografiche sconvolte dalle guerre. Fatta questa premessa, sottolineo che a Roma vivono, lavorano, studiano, creano imprese, centinaia di migliaia di cittadini immigrati. Migliaia di loro sono nuovi italiani, anzi nuovi romani. Per far sentire loro parte di un’unica comunità immagino percorsi di integrazione permanente. Solamente tutti insieme riusciremo a isolare e colpire chi viola le leggi.
La laicità è un valore? E se sì, come la si difende?
È la mia storia a parlare. Da sempre lotto per i diritti di tutti e di ciascuno, per la laicità dello Stato, di cui in Italia non c’è ancora piena consapevolezza. Per me laicità significa la libertà che ciascuno ha di esercitare il proprio credo religioso senza per questo condizionare il prossimo, senza restringere la libertà di scelta di qualcun altro di poter decidere della propria vita, del proprio corpo, del proprio destino.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(3 maggio 2016)