Cinque maggio,
un doppio significato

graziaGli anniversari istituzionali e le ricorrenze possono ammantarsi di quel velo di retorica che per alcuni li rende inutili. A mio avviso sono momenti per celebrare e ricordare: donne, uomini e avvenimenti che hanno fatto parte di una storia personale-collettiva di uno stato, di una popolazione, dell’intera umanità.
Per molti, almeno in Italia, il 5 Maggio è nelle parole di Alessandro Manzoni:
“Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore orba di tanto spiro… “
Per alcuni nelle parole del Giuramento di Mauthausen: “Si aprono le porte di uno dei campi peggiori e più insanguinati: Mauthausen. […] Dopo aver conseguito l’agognata nostra libertà e dopo che i nostri paesi sono riusciti a liberarsi con la lotta vogliamo: conservare nella nostra memoria la solidarietà internazionale del campo e trarne i dovuti insegnamenti […] Nel ricordo del sangue versato da tutti i popoli, nel ricordo dei milioni di fratelli assassinati dal Nazifascismo, giuriamo di non abbandonare mai questa strada […] Ci rivolgiamo al Mondo intero, gridando: Aiutateci in questa opera!”
Sono passati 71 anni, quel lontano 5 maggio 1945 fu per molti sopravvissuti la rinascita, molti lo festeggiavano con la stessa intensità del giorno del compleanno. Era il giorno per ricordare i compagni, soprattutto quelli lasciati nei vari campi di sterminio, per ricordare le lunghe ed infinite giornate governate dalla paura, dal terrore di quello che poteva accadere, dall’incapacità di vedere il domani.
In quelle poche ore tra il 5 e il 6 maggio 1945, con la liberazione di Mauthausen ed Ebensee, finalmente la galassia concentrazionaria venne definitivamente abbattuta; quell’immensa popolazione che, trascinata dai campi dell’est insieme a coloro che avevano conosciuto solo quei campi come loro inferno, vide finalmente nel volto dei liberatori la loro libertà, il loro domani.
Quest’anno il 5 maggio ha un doppio significato, gli ebrei di tutto il mondo celebrano Yom ha shoah, in ricordo di tutte le vittime.
Non è la prima volta che le due ricorrenze di sovrappongono, in fondo, sono ambedue un modo per ricordare chi non c’è più e chi, fortunatamente, ancora oggi può testimoniare.
Il 27 Gennaio 1945 iniziò quel lungo cammino verso il 5 maggio.
Nel mentre si liberarono quei 1000 campi voluti per l’annientamento dell’uomo, per rendere il Reich libero da ebrei, oppositori politici, zingari, omosessuali e tutte quelle categorie che rappresentavano un problema.
Chi era riuscito ad arrivare fino al momento della liberazione aveva ora un importante compito: ricominciare a vivere con il cuore e la mente, spesso, volta verso quei cancelli finalmente abbattuti
Ora a noi il compito di non dimenticare il 27 Gennaio e il 5 Maggio 1945.

Grazia Di Veroli

(5 maggio 2016)