Elezioni UCEI/Roma – Israele siamo noi
“Impegno per il sociale”
“Ci rispecchiamo fedelmente nei valori espressi dallo Stato di Israele e siamo noi che dobbiamo batterci, dalla Diaspora, per difendere sempre e comunque l’unico Stato democratico del Medio Oriente e culla delle nostre radici ebraiche”. Principale animatore della formazione “Israele siamo noi” (che sceglierà il proprio capolista nei prossimi giorni) Raffaele Pace tiene a sottolineare una precisa eredità: il fatto che il nome del gruppo derivi da un libro omonimo della giornalista Fiamma Nirenstein. “Una persona a noi molto cara – dice – che ha guidato da leader la nostra lista nelle ultime elezioni comunitarie a Roma”. La lista nasce proprio attorno a quell’appuntamento e con persone già impegnate nel mondo ebraico, “in particolare con le esperienze di Yachad prima ed Efshar poi”. Ma anche con volti nuovi, “scesi in campo per migliorare alcuni aspetti della vita comunitaria”.
A distinguere il proprio gruppo dalle altre liste, secondo Pace, è il fatto di essere “meno politicizzati e più operativi”.
“La nostra – afferma – è una lista composta perlopiù da ‘tecnici’ e, per questo, abbiamo da sempre pensato più a persone che sappiano svolgere il loro compito con serietà ed affidabilità. Non siamo migliori né peggiori, forse più concreti rispetto ad altri. Siamo a disposizione per migliorare i servizi offerti agli iscritti e per dare il nostro contributo ovunque ce ne sia bisogno”.
All’interno del prossimo Consiglio dell’Unione, l’obiettivo è di portare “quello che, negli ultimi dieci anni, abbiamo portato nella Comunità di Roma: operatività”.
Aggiunge Pace: “Vorremmo una UCEI che continui a sostenere l’ortodossia del nostro rabbinato e, soprattutto, una UCEI autorevole e rappresentativa di tutto l’ebraismo italiano”. Giovani e cultura: questi i due settori individuati come maggiormente strategici.
“Non si può prescindere da questi temi per sviluppare un nuovo ebraismo italiano. I giovani sono il nostro futuro e con loro dobbiamo ragionare per far nascere una nuova leadership ebraica. Dobbiamo investire – sottolinea Pace – e creare accordi con le migliori università e ingressi in master che ne accrescano le possibilità di inserimento nel mondo del lavoro”. Per quanto riguarda il secondo settore, la cultura, per Pace rappresenta un passepartout “ancora non completamente sfruttato dal mondo ebraico”. Sviluppare questo settore, sottolinea, “significa anche creare nuovi posti di lavoro e maggiore conoscenza dei valori ebraici”. Conclude Pace: “Non vorremmo dimenticare che nelle comunità ebraiche italiane ci sono grandi problemi per sostenere quelle famiglie più disagiate che soffrono la crisi economica. Avere più risorse, anche dalla cultura e dallo sviluppo territoriale dell’ebraismo, potrebbe far arrivare più risorse per aiutare le persone meno fortunate delle nostre Comunità”.
a.s twitter @asmulevichmoked
Pagine Ebraiche, maggio 2016
(6 maggio 2016)