Minaccia del presente
Proprio in questi giorni mi è capitato di vedere il film “Er ist wieder da” (Lui è tornato) del regista David Wnendt – tratto dall’omonimo bestseller di Timur Vermes -. Il film è una sorta di documentario/mockumentary, dove il protagonista è Adolf Hitler che si risveglia nella Germania dei nostri giorni, e dopo un lungo viaggio all’interno del paese, approderà alla televisione con l’intento di ritornare nuovamente al potere. Una commedia che finisce per diventare davvero inquietante, soprattutto per le reazioni di approvazione che molte persone proveranno nei confronti di Hitler, il quale pur sempre scambiato come un comico conquisterà sempre più popolarità e credibilità.
“Io voglio arrivare alla gente, ma non si arriva a nessuno se non ti ascoltano, per questo sono disposto anche ad apparire così [ovvero come un comico]” confesserà Hitler ad uno dei vari presentatori. Il confine tra politico e comico è del resto molto labile ovunque, e la Germania dei nostri giorni sembra un terreno nuovamente fertile per l’ex cancelliere del Reich: la xenofobia è tornata in auge, e i tedeschi ne avrebbero ormai abbastanza di fare i conti con il proprio passato.
A tratti sembra quasi che il regista cerchi di infondere nello spettatore una qualche simpatia o empatia per Hitler, specie quando egli si ritrova a denigrare alcuni aspetti della società odierna, come il consumismo o la tv spazzatura. In realtà Hitler non avrà difficoltà nel ritrovarsi a proprio agio con i nuovi media e a saperli sfruttare. La caduta e lo scandalo generale arriveranno soltanto quando durante un talk show verrà mostrato al dittatore un video dove il medesimo uccide un cane, egli verrà censurato per un breve periodo per dimostrare che “la Germania non perdona tali aberrazioni”.
“Er ist wieder da” speriamo sia soltanto un film, ma il ritratto che dà dell’Europa odierna non è poi così dissimile dal vero. Le nuove destre stanno acquistando consenso da Nord a Sud, ed esse in fondo non sono altro che una destra estrema post-fascista ripulita a nuovo. L’antisemitismo è stato sostituito (almeno provvisoriamente) con l’islamofobia, le nuove parole d’ordine sono sicurezza, lotta all’Euro e all’establishement, difesa delle radici e delle nazione. Alla base v’è però la stessa intolleranza e paura per la diversità che non è mai diretta esclusivamente verso una sola categoria di persone – basti pensare che il già citato Hitler contemporaneamente agli ebrei stava già progettando lo sterminio degli slavi, tra i quali trovò comunque molti collaboratori.
Il fascismo non è come dice Matteo Salvini, o Beppe Grillo, un “concetto superato” ed è ancora “minaccia per il presente”, perché esso non è soltanto una determinata ideologia che ha avuto luogo nella storia, ma una mentalità che purtroppo è radicata in mezzo a noi, sia a destra che a sinistra. Così come l’antisemitismo, che sovente si maschera da anti-sionismo o da complottismo. Una parlamentare del FPÖ – adesso espulsa – per esempio condivise nel 2015 l’idea che “The Zionist money Jews are the global problem”, un preconcetto da molti politici sostenuto. Il Labour inglese per l’appunto pare aver allontanato alcuni propri candidati per simili affermazioni, tutti ci siamo giustamente scandalizzati, ma noi in Italia abbiamo ancora nei loro partiti i vari Buonanno, Ciarrapico o Granata, senza contarne altri. Chissà come saranno i loro elettori…
Francesco Moises Bassano
(6 maggio 2016)