Elezioni UCEI/Milano Comunità Aperta: “Apertura e accoglienza”
Matrimoni misti, conversioni, indipendenza del rabbinato italiano. Si concentra su questi tre punti il programma della lista “Comunità Aperta” guidata da Cobi Benatoff, affiancato da Joyce Bigio e Alberto Levi. “Non sono un utopista, non penso che si possa cambiare tutto, subito. Il mio è un tentativo di mobilitare quelle persone che a Milano, e non solo, si sono allontanate dalla Comunità. Fare in modo che quest’ultima le ascolti. Forse questa è l’ultima possibilità”. Molte delle persone allontanatesi, spiega Benatoff, fanno parte di quella realtà dei cosiddetti matrimoni misti, ovvero quei casi in cui i coniugi non sono entrambi ebrei. “In Europa si tratta del 50 per cento dei casi. È praticamente inevitabile, visto il numero esiguo di ebrei. Non dico che sono a favore, ma in un rapporto civile ognuno deve rispettare le scelte degli altri. Il problema – sottolinea Benatoff – si pone soprattutto quando da queste coppie nascono dei figli e quando la madre non è ebrea (nell’ebraismo la discendenza si trasmette in via matrilineare, ndr). Vorrei citare rav Korsia, rabbino capo di Francia: ‘I figli di madre non ebrea e di padre ebreo sono prodotto del seme di Israele, (Zera Israel); in questi casi parliamo di ‘regolarizzazione’ e non di conversione perché questo significherebbe che non sono ebrei, che non è del tutto vero”. In questi casi, perché il figlio sia riconosciuto ebreo, è necessario fare il ghiur katan (conversione del bambino). “Era la normalità in Italia dal dopoguerra al 1998, poi il rabbinato italiano si è irrigidito, cambiando il suo approccio, in particolare a causa delle pressioni di alcuni gruppi e del Rabbinato centrale d’Israele”. “Questa autorità – continua Benatoff – detta le regole per il mondo ortodosso persino stilando una lista di rabbini le cui conversioni sono riconosciute. Ma nell’ebraismo non abbiamo mai avuto una gerarchia rabbinica e neppure un’autorità centrale come il papato. Vorrei restituire ai nostri rabbini la loro indipendenza come nella migliore tradizione dell’ebraismo italiano. Sia chiaro io non sono affatto contro i rabbanim italiani, anzi, penso siano ottimi e capaci maestri. Quello che desidero è che recuperino la loro autonomia e che siano più in sintonia con la loro base comunitaria”. Per Benatoff “il cambiamento di orientamento dei nostri rabbini è un dato di fatto e ci troviamo con tante famiglie a cui, pur desiderandolo, non viene permesso di portare a termine la conversione o comunque risulta troppo complicato farlo”. Anche l’approccio amministrativo della Comunità deve cambiare, “deve essere aperta, come dice il nome della nostra lista. Si tratta di un’associazione che fornisce servizi e dovrebbe fornirla a tutti gli ebrei. Essere accogliente nei confronti di tutti, anche delle correnti diverse dall’ortodossia. Come disse il Rebbe di Lubavitch ‘Sono tutti ebrei, hanno lo stesso D.o e la stessa Torah’. Queste correnti sono una realtà e senza di esse il conteggio che facciamo degli ebrei nel mondo si dimezzerebbe”.
(8 maggio 2016)