Khan: “Sindaco di tutti”
“La speranza ha battuto la paura, l’unità ha sconfitto la divisione”. Così il neo sindaco di Londra, Sadiq Khan, che per il suo insediamento ha scelto una cattedrale cristiana a Southwark. “Voglio mettere insieme l’amministrazione più trasparente, accessibile e impegnata nella storia della città, voglio rappresentare ogni comunità e ogni singola parte di Londra, voglio essere il sindaco di tutti i londinesi”.
Osserva il Corriere: “È stato senza dubbio eletto da ogni credo e colore: 1,3 milioni i consensi che ha ottenuto. Il 57% dei votanti si è schierato con lui, un mandato senza precedenti”.
Tragico incidente in un campo profughi nel nord della Striscia di Gaza, dove tre fratellini (cinque anni in tre) sono morti tra le fiamme scatenate da una candela accesa per rischiarare la stanza dove dormivano. L’atmosfera dei funerali è stata molto tesa, riporta la Repubblica, “perché per la prima volta si è scatenata una critica ad Hamas, con alcuni residenti del campo profughi che hanno accusato gli islamisti di deviare la scarsa elettricità che c’è nella Striscia verso la sua rete di tunnel di attacco contro Israele invece che destinarla alla popolazione civile”.
L’ipotesi che Marco Carrai riesca ad arrivare a occuparsi di cyber security per il governo “ormai è archiviata per sempre”, scrive il Fatto Quotidiano. L’imprenditore fiorentino sarebbe stato bloccato dall’ostilità degli ambienti americani che – sostiene il Fatto – “non gli perdonano la vicinanza al governo israeliano di Bibi Netanyahu”.
Scritte antisemite a Roma contro Claudio Amendola: accanto al nome dell’attore una stella di David. La replica del diretto interessato sui social: “La mia fede è giallorossa, ma non sono ebreo. Anche se sarei orgoglioso di esserlo” (Il Tempo).
“Nella lunga durata dello sperare di Israele, la fede è ingrediente importante, certo, ma non unico. Yerushalmi ha raccolto le prove documentarie di una speranza che entra in conflitto con il divino, di un perdurare nell’attesa nonostante e al di là di Dio stesso”. Sul domenicale del Sole 24 Ore, Giulio Busi riflette sull’importanza di Verso una storia della speranza ebraica, di Yosef Yerushalmi, pubblicato da Giuntina con una introduzione di David Bidussa.
“Nella sterminata realtà della tradizione postbiblica (un milione e 800 mila parole) s’incontra soltanto una donna che discute con i rabbini. Ma la situazione sta cambiando in fretta, anche grazie al contributo del web” sottolinea Piero Stefani sulla Lettura del Corriere, introducendo un nuovo importante contributo in merito: Storia del Talmud, di Harry Freedman, in uscita per Bollati Boringhieri con traduzione di Gadi Luzzatto Voghera.
In uscita martedì per Einaudi il nuovo libro di Elena Loewenthal dedicato ai Miti ebraici, di cui La Stampa pubblica oggi un’anticipazione. “Come per il morso al frutto proibito – scrive Loewenthal – anche per la torre di Babele si potrebbe dire: ‘Peccato per quel che è stato, certo. Ma anche: meno male che è successo’. Se Eva e Adamo non avessero trasgredito il divieto divino e assaggiato il frutto della conoscenza che diede loro la consapevolezza di essere mortali, la storia si sarebbe fermata laggiù, nel giardino dell’Eden, ancor prima di cominciare”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(8 maggio 2016)