La terra crolla attorno al terrorismo di Hamas

“Hamas sa che siamo sulle sue tracce”, ha dichiarato recentemente il portavoce dell’esercito israeliano Peter Lerner, commentando la scoperta di un tunnel costruito dal gruppo terroristico per infiltrarsi dalla Striscia di Gaza in Israele. Poco dopo quest’ultima scoperta (il tunnel è stato distrutto ma non è chiaro se fosse nuovo o se sia stato ricostruito dopo l’operazione Zuk Eitan dell’estate del 2014), dalla Striscia sono partiti colpi di mortaio contro le forze di sicurezza israeliane. La risposta di Tzahal non si è fatta attendere ma secondo gli stessi vertici militari, Hamas si trova in difficoltà e non vuole in questo momento un’escalation di violenza. A sparare i razzi contro Israele non sarebbe stato il gruppo terroristico che controlla Gaza ma un movimento estremista minore. In ogni caso la situazione appare sotto controllo nel Sud, tanto che il Canale 10 ha riferito che gli agricoltori israeliani, a cui era stato impedito l’accesso ai campi nel raggio di un chilometro dalla Striscia per paura del fuoco dei cecchini, hanno avuto il via libera per tornarvi.
Per Ron Ben-Yishai, analista militare di Yedioth Ahronoth, nella Striscia di Gaza, Hamas sta vivendo un dilemma: Tzahal ha trovato le contromisure ai suoi tunnel, asset considerato strategico dal gruppo, e gradualmente questi ultimi iniziano a crollare. Ora, spiega Ben-Yishai, i terroristi vorrebbero rispondere a Israele – da qui alcuni colpi esplosi contro il reparto che si occupa della distruzione delle gallerie – ma non hanno la forza militare per farlo dopo essere stati duramente colpiti durante l’operazione Zuk Eitan nel 2014. Inoltre, la popolazione di Gaza non potrebbe sopportare un nuovo conflitto, afferma la firma di Yedioth Ahronot secondo cui davanti a Hamas si potrebbe aprire una terza via, ovvero quella di trattare con Israele (le altre due sarebbero, attaccare Israele o non fare nulla in attesa di ricostruire le proprie infrastrutture).
Domenica intanto è stato raggiunto un accordo generale tra Hamas e Israele per riportare la calma dopo le ultime tensione, un’intesa arrivata grazie alla mediazione da parte di soggetti internazionali. Gerusalemme ha accettato di far arretrare le sue forze militari nell’area di 100 metri lungo il confine e dentro al territorio di Gaza. In ogni caso, la distruzione dei tunnel è una priorità per cui le operazioni continueranno e questa zona cuscinetto potrebbe essere di nuovo varcata.

(8 maggio 2016)