Da Vienna a Bolzano, la destra nera avanza
Di terremoto politico parlano oggi i quotidiani dopo le dimissioni in Austria del cancelliere socialdemocratico Werner Faymann: “travolto da migranti e ultradestra”, come titola il Corriere. Ed è proprio la destra nazionalista e xenofoba del Partito della libertà a preoccupare l’Europa: tra dodici giorni si vota e il suo candidato, Norbert Hofer, arriva alle urne forte del 36 per cento ottenuto al primo turno contro il 21 dell’indipendente ecologista Alexander Van der Bellen. I due partiti attualmente al governo, i socialdemocratici e i conservatori, sono rimasti fuori, bocciati dall’elettorato soprattutto a causa della gestione dell’emergenza migranti che ha portato alla ribalta la destra più estrema. Repubblica racconta come anche nella “rossa Vienna” l’ombra nera si stia rafforzando, riflesso di quanto accade nel paese dove “le aggressioni e i crimini di gruppi di estrema destra e neonazisti sono aumentati del 40% in un solo anno”. I neonazisti avanzano grazie anche ai fallimenti delle politiche di integrazioni: nella sola Vienna, secondo un’indagine governativa, ci sono circa 150 asili islamisti. “Diecimila bambini vengono educati da gruppi di salafiti, dai Fratelli musulmani e da altre organizzazioni simili, ad introiettare i precetti dell’Islam più radicale”.
L’exploit di CasaPound a Bolzano. Al di qua del Brennero, a preoccupare è il boom dell’estrema destra in Alto Adige: a Bolzano, dove si vota per le comunali, l’estrema destra di CasaPound ha triplicato i voti e sfiora il 7 per cento. “’Prima i bolzanini’ è uno degli slogan-mantra sui quali i caporioni di CasaPound – spiega Repubblica – hanno costruito la muscolosa campagna elettorale tutta strada, sicurezza e occupazioni simboliche dell’istituto per l’edilizia sociale”. Tra i più votati all’interno di CasaPound, il consigliere di circoscrizione Davide Brancaglion che il 20 gennaio scorso, racconta Repubblica, ha pestato un ragazzo di 17 anni. A Bolzano, in ogni caso, al ballottaggio andranno il candidato Pd Renzo Caramaschi, che ha ottenuto il 22,32%, e Mario Tagnin, esponente del centrodestra, con il 18,39% (Corriere).
Gaza, Israele non vuole un’escalation. No a nuove violenze con la Striscia di Gaza, ma Israele agirà “se serve per mantenere la sicurezza”. A dichiararlo il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, dopo alcuni giorni di alta tensione, riporta l’Osservatore Romano. “Continueremo a fare quanto necessario per combattere la minaccia dei tunnel segreti” ha spiegato il Premier, riferendosi ai tunnel costruiti dai terroristi di Hamas per infiltrarsi in Israele.
17 milioni all’asta per Him. Hitler in ginocchio, assorto nella preghiera e con gli occhi lucidi. La provocatoria scultura di Maurizio Cattelan intitolata Him, cioè Lui, ha sbancato l’altra sera l’asta di Christie’s a New York stabilendo un doppio record, per l’incanto e per l’artista, con un cartellino del prezzo finale da 17.189.000 dollari, circa 15 milioni di euro (Corriere della Sera).
L’esempio Bulgaria che salvò i suoi ebrei. Su Repubblica Maurizio Ferraris porta ad esempio il politico bulgaro Dimităr Pešev per avvallare la sua tesi secondo cui “Cambiare il mondo è un gesto individuale”. Pešev, scrive Ferraris, era un “uomo senza qualità e senza eroismi, politico di seconda fila in una piccola nazione ( era vicepresidente del Parlamento bulgaro), aveva accettato senza obiezioni le leggi antisemite introdotte nel suo Paese, non aveva firmato proteste o manifesti”. Nonostante questo, Pešev denuncerà nel 1943 il tentativo di deportare i 48mila ebrei bulgari su richiesta dei nazisti e una sua lettera porterà lo zar di Sofia a opporvisi. Nessun ebreo bulgaro sarà deportato.
Il sistema di assimilazione dell’Est Europa. “Gli otto Paesi europei (Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, Germania orientale, Romania, Bulgaria, Albania e Jugoslavia) occupati, in tutto o parzialmente, nel 1945 dall’Armata Rossa, avevano culture, tradizioni politiche e strutture economiche del tutto diverse. I loro regimi politici erano stati assai diversi tra loro, erano abitati da cattolici, ortodossi, protestanti, ebrei e musulmani che parlavano lingue slave, neolatine, ugrofinniche e germaniche”, eppure, scrive Paolo Mieli sul Corriere tutti questi popoli in pochi mesi divennero parte di un’unica realtà: l’Europa dell’Est. A spiegarlo l’ultimo lavoro di Anne Applebaum, La cortina di ferro (Mondadori)
Daniel Reichel
(10 maggio 2016)