YOM HAATZMAUT 5776 Dalle bandiere ai barbecue: così la stampa racconta la festa
Con un pizzico di ironia, si potrebbe dire che la sintesi migliore della giornata in fondo, la offre la pagina iniziale di ricerca di Google.co.il, la versione israeliana del colosso di ricerca web.
Per festeggiare Yom HaAtzmaut (come accade regolarmente per molte ricorrenze), Google personalizza la home page con un’immagine ad hoc. In questo caso con un disegno in cui diversi bambini dai diversi colori corrono verso un barbecue, uno di loro stringendo un martello gonfiabile dipinto come una bandiera israeliana, gadget parecchio popolare nelle feste per il Giorno dell’Indipendenza nel paese e nel mondo.
D’altronde, come emerge con un’occhiata a giornali israeliani ed ebraici che raccontano Yom HaAtzmaut, i ritmi di bianco e blu e le grigliate rappresentano senz’altro pilastri fondamentali del compleanno dello Stato (nel 2016 gli anni sono 68). Che però va anche molto oltre.
Per l’Indipendenza, i giornali israeliani propongono così contenuti e prime pagine speciali.
Il Jerusalem Post offre un inserto “galà” sui toni azzurrini, oltre a riportare, con grande evidenza, che l’84% degli israeliani coinvolti in un sondaggio realizzato dallo stesso quotidiano si è dichiarato orgoglioso di essere israeliano, e il 76% che Israele è un buon posto per vivere. Haaretz aggiunge alla sua testata la parola Azmaut, pubblica uno speciale “Galleria Indipendenza”, mentre il sito apre sui circa 30,000 nuovi immigrati festeggiano per la prima volta la ricorrenza da cittadini. Israel Hayom per l’occasione sostituisce il colore rosso che fa da sfondo a parte della sua testata con il blu e si focalizza sul passaggio “dalla gioia alla tristezza” che accompagna la transizione da Yom HaZicaron, il giorno dedicato alla memoria di coloro che sono rimasti uccisi per il paese, da soldati o per mano di terroristi, momento di lutto ed emozione profonda, a Yom HaAtzmaut.
A raccontare la barbecue come momento fondamentale di ritrovo nazionale è un articolo sulT imes of Israel, che mette in luce come le gite fuori porta nei parchi nazionali e sulle spiagge con amici e parenti, rappresentino una tradizione che affonda le radici nel rapporto con la terra che i suoi abitanti hanno sviluppato ancora prima che Israele divenisse Stato, incarnata anche dalla cultura del kibbutz.
Tra gli spunti offerti per l’Indipendenza, vanno forte anche gli elenchi dei “68 motivi per…”. Ancora sul Times of Israel, il comico Benji Lovitt si lancia in quelli più inaspettati ed esilaranti per amare il paese, dal primo asilo nido per insegnare ai bimbi l’arte dell’high-tech, fino a una nota marca di carta igienica il cui simbolo è leggibile sia in caratteri ebraici sia in caratteri latini. Il giornale ebraico americano Forward sceglie invece di pubblicare i 68 motivi per rispettare Israele, dal fatto che il 90% delle abitazioni utilizza l’energia solare per scaldare l’acqua, all’aver vinto più premi Nobel di tutti i paesi del Medio Oriente messi insieme, all’invenzione della tecnologia per la segreteria telefonica. Anche il Jewish Chronicle di Londra segue una linea simile, con un video prodotto dal Ministero degli Esteri israeliano che racconta il paese in 68 fatti. Il francese Le Tribune Juive propone invece poi le 68 buone notizie che arrivano da Israele.
Di nuovo in America, il Tablet riflette su cosa la storia nazionale israeliana e la sua celebrazione possano insegnare agli americani. E in Germania, il settimanale tedesco Judische Allgemeine ha tra i suoi contenuti una riflessione sulla questione di come Israele venga criticata nel mondo, un approfondimento sull’esperienza degli olim hadashim, e un intervento dell’ambasciatore di Gerusalemme a Berlino Yakov Hadas-Handelsman.
Nel corso della giornata, spazio viene dato, come ogni anno, alle cerimonie, ai messaggi inviati dai leader israeliani, ai momenti ufficiali. Ma come suggerisce l’immagine della home page di Google, Yom HaAtzmaut rimane sopra ogni cosa una giornata di festa per tutti, per gli israeliani e per coloro che a Israele si sentono legati in tutto il mondo.
Rossella Tercatin