Giorgio Bassani e l’enigma Micol
Ferrara accoglie i manoscritti
“Cara Teresa, senza il tuo aiuto Il giardino dei Finzi Contini non sarebbe mai stato scritto. Desidero che questi quaderni restino sempre con te”.
In queste parole la risposta (forse) a uno dei più grandi enigmi letterari del Novecento. A chi si è ispirato Giorgio Bassani per tratteggiare l’indimenticabile figura di Micol? La risposta nella dedica alla contessa Teresa Foscari Foscolo, nella seconda di copertina del primo dei quaderni manoscritti che raccolgono la più alta opera dell’intellettuale ferrarese e che furono donati dallo stesso all’amica, conosciuta a Venezia, il 17 dicembre del 1961.
Quaderni dall’inestimabile valore (anche simbolico) che andranno ad arricchire la collezione del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara e che la famiglia Foscari, attraverso il nipote Ferigo, ha oggi donato alla città e alla biblioteca comunale Ariostea al termine di un’emozionante cerimonia tenutasi al Ministero dei beni culturali, alla presenza tra gli altri del ministro Dario Franceschini, del sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani, del presidente del Meis Dario Disegni e dal presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna.
“Oggi è una giornata importante. Per Ferrara e per tutto il paese. E anche per il Meis, atteso da un compito titanico ma entusiasmante come raccontare la storia e la complessità dell’ebraismo italiano” ha affermato il ministro Franceschini. Sulla stessa lunghezza d’onda il sindaco Tagliani, che ricordato come il Giardino dei Finzi Contini sia “il romanzo della città”. Una testimonianza anche da Luigi Zanda, senatore del Partito Democratico, legato da una profonda amicizia con la contessa Foscari.
(Nell’immagine in alto Renzo Gattegna, Ferigo Foscari, Dario Disegni, Tiziano Tagliani e Dario Franceschini. In basso un dettaglio della dedica)
a.s twitter @asmulevichmoked
Bassani, riemergono i preziosi manoscritti
“Cara Teresa, senza il tuo aiuto Il giardino dei Finzi Contini non sarebbe mai stato scritto. Desidero che questi quaderni restino per sempre con te. Giorgio”. Una dedica piena di affetto e riconoscenza ma anche tenerezza, che per tanti anni è stata letta solo da colei a cui era stata dedicata. Era il 17 dicembre 1961, e Giorgio Bassani regalava tutti i manoscritti del suo Il giardino dei Finzi Contini alla contessa veneziana nonché sua intima amica Teresa Foscari Foscolo. Nel 2016 ricorre il centinaio dalla nascita di entrambi, e per celebrare questa ricorrenza con la stessa vocazione alla cultura che donna Teresa condivideva con Bassani, il nipote Ferigo Foscari Widmann Rezzonico, a cui è rimasto il manoscritto alla morte della nonna, ha ora deciso di consegnarlo alla Biblioteca comunale Ariostea di Ferrara, firmando una convenzione con il Comune della città e con il Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah, dove saranno esposti una volta terminati i lavori di restauro dell’ex carcere che lo ospita. Un luogo non privo di significato anche per l’autore stesso, poiché si tratta delle medesime celle in cui Bassani fu rinchiuso. Il 16 maggio la cerimonia ufficiale di donazione, presso il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, in cui il ministro – ferrarese – Dario Franceschini e il sindaco di Ferrara Tiziano Tajani insieme al presidente del Meis Dario Disegni. I preziosi manoscritti di Bassani vengono dunque alla luce, pronti ad essere esaminati dagli studiosi come rara testimonianza di un lavoro ormai perduto, quello di redigere un romanzo completamente a mano, dopo essere stati custoditi per decenni, avvolti in diversi strati di carta velina, dentro un cassetto della casa di Vienna di donna Teresa. Si tratta, come riporta Paolo Di Stefano in un articolo sul Corriere della sera del 21 aprile, di ben quattro quaderni cartonati di grande formato, tipo registri contabili, e di altri due quaderni più sottili e con le copertine morbide. I primi, compilati tra il 1958 e il 1961 nel recto e nel verso per un totale di circa 800 pagine, contengono l’intera elaborazione manoscritta de Il giardino dei Finzi Contini. Gli altri due quaderni testi- moniano ulteriori rifacimenti di numerosi passi senza indicazioni di data. “Scrittura minuta, inchiostro azzurro di stilografica, carte molto tormentate, quelle che vengono alla luce adesso: alle poche pagine iniziali relativamente pulite, seguono fogli colmi di cassature, interventi interlineari, correzioni a margine, inserzioni progressive con nuvole, frecce e rimandi che segnalano spostamenti di interi blocchi”, scrive Di Stefano. Si tratta, osserva l’autore dell’articolo, di “un lavorio instancabile, che andrà analizzato con attenzione, specie se si pensa che finora la variantistica sul Giardino, in mancanza d’altro, si limitava al confronto tra le successive edizioni a stampa”. La nobildonna Teresa Foscari Foscolo conobbe Bassani negli Anni 50 quando già era attiva sul fronte della salvaguardia di Venezia e della laguna, probabilmente nell’ambiente dell’associazione di tutela dei beni culturali e naturali Italia Nostra, di cui Bassani fu tra i fondatori nel 1955 e presidente per molti anni. Era nota con l’affascinante nome di battaglia “la contessa rossa”, e suo nipote Ferigo la definisce “una donna colta, libera, spigolosa, faziosa, bellissima, che parlava francese benissimo e aveva una biblioteca sterminata”. Ma rimane un interrogativo: perché Bassani volle consegnare i suoi manoscritti proprio a lei? Qual era la loro relazione? “La risposta – scrive Di Stefano – si ottiene mettendo in relazione l’incredibile valore morale del dono con l’importante dedica personale. Secondo Ferigo Foscari, anche sulla base di quanto raccontatogli direttamente dalla nonna e di altre fonti documentali, Teresa è, nella fantasia di Bassani, Micòl Finzi Contini, la ragazza (nata nel ’16 e anche lei appassionata francesista) con cui l’io narrante fa conoscenza un pomeriggio del 1929, trovandola ‘affacciata al muro di cinta del suo giardino'”. “A me piace dire che Teresa è stata per Bassani una musa – la conclusione di Foscari – glielo ripeteva lo scrittore e il dono del manoscritto, con quella dedica, lo conferma”.
da Pagine Ebraiche, maggio 2016
(16 maggio 2016)