Qui Torino – Dieci precetti, molte domande
Partecipato incontro con rav Roberto Colombo organizzato dall’Associazione EX Allievi e Amici delle Scuola Ebraica di Torino per la presentazione del suo libro Io e l’altro. Raccolta di fonti rabbiniche sulle norme sociali tradotte e commentate. Il volume raccoglie una serie di brani che analizzano dieci precetti inerenti ai rapporti umani: l’amore per il prossimo, la rettitudine e la bontà, le opere di misericordia, il prestito, l’elemosina, la maldicenza, non odiare, il rimprovero, la vendetta e il rancore, l’ingiuria e la mortificazione.
Rav Colombo, ricorda Giulio Disegni, presidente dell’Asset e vicepresidente dell’UCEI, è stato rabbino capo a Torino dal 1987 al 1992. La presentazione è in realtà un susseguirsi di domande poste in apertura dall’attuale rabbino capo, rav Ariel Di Porto, seguite da quelle di due giovani della Comunità, che pongono al rav Colombo spunti di riflessione e richieste di chiarimento. Si crea così un dialogo tra insegnante e allievi e da statica presentazione si trasforma in una concertata lezione. Rav Di Porto si domanda se il libro sia destinato a un pubblico privilegiato, sostenendo che molte delle opere scritte dal Rav Colombo “strizzano l’occhio alle giovani generazioni e in particolare all’ambito scolastico”. Inoltre pone la questione riguardo la genesi del libro.
“Il libro nasce in occasione del matrimonio di mia figlia”, racconta rav Colombo, “ho deciso che per ogni figlio che si sposerà e per ogni nipote che nascerà scriverò un libro”. Il tema scelto è il rapporto tra l’Io e l’altro, quindi i rapporti interpersonali, alla base dei quali si trova il rispetto. “Perché un matrimonio possa funzionare e durare nel tempo ci deve essere rispetto”. Chi sono i destinatari privilegiati: i giovani studenti. Rav Colombo specifica come l’opera sia costituita da fonti rabbiniche tradotte e accompagnate da note esplicative. “È un libro lasciato volutamente aperto alla riflessione in modo tale che si possa instaurare un rapporto diretto tra insegnante e studente”, aggiunge. L’insegnamento è uno degli aspetti cruciali nell’ebraismo. “Obiettivo principe di ogni insegnamento, sostiene il rav, è quello di rendere gli studenti più umani”. Il libro Io e l’altro va in questa direzione perché l’umanità si fonda sui rapporti interpersonali.
La parola passa ai ragazzi che pongono questioni su temi come il matrimonio, il lavoro, l’odio, l’indifferenza.
Il matrimonio, spiega il rav, deve basarsi su una profonda conoscenza reciproca tra l’uomo e la donna: è vietato per l’uomo impegnarsi in un matrimonio prima di aver conosciuto a fondo la sposa. La conoscenza è un atto di amore verso il prossimo, il matrimonio non può basarsi su una scelta egoistica. L’atto di divorzio nell’antichità colpiva più la donna, la quale aveva poi maggiore difficoltà a risposarsi. Altro tema il rapporto tra studio della Torah e lavoro e se sia possibile trascurare il lavoro per lo studio.
Nelle fonti rabbiniche il lavoro assume una centralità assoluta nella vita dell’uomo perché è fonte di dignità, perciò se una persona necessita di lavorare per mantenere se stesso deve lavorare. Altro tema l’odio. In quali casi l’odio è permesso? Rav Colombo parla di odio in termini di indifferenza. Davanti alle persone che cercano di distruggere l’ebraicità di una famiglia o di comunità la risposta è l’indifferenza, ma senza provare gusto di tale atteggiamento. “Ogni rav che non porta rancore come un serpente non è un rabbino”: il serpente è destinato a mangiare la polvere nel senso che non sente il gusto di quello che mangia; così deve fare il rabbino: provare dolore mentre è indifferente e non provare gusto nell’odiare. Rav Colombo conclude sottolineando l’immenso valore delle fonti rabbiniche in cui a volte si trovano alcune parole forti che non fanno altro che stimolare la discussione. Questo è il loro fine ultimo: insegnare stimolando il dialogo e la riflessione.
Alice Fubini
(17 maggio 2016)