Ticketless – Perdono
Questa settimana vorrei scherzare sul tema del perdono. Se ne parla molto. Tutti abbiamo qualche cosa da perdonare. La Chiesa perdona molto. Gli ebrei anche. Oggetto del nostro perdono? I tacchini, pure le oche, ma soprattutto i tacchini. Grandi consumatori di carne bianca abbiamo, dopo aver letto Safran Foer, un grande rimorso, non c’è digiuno di Kippur che valga a placare il nostro senso di colpa. Esattamente duecento anni fa, nel 1816, un grande poeta dialettale, il Porta o il Belli del Piemonte potremmo dire, Edoardo Ignazio Calvo, dedicò una Favola a “Platone e i tacchini” (titolo originale: Platon e ji Pitu). Un giorno, racconta, i tacchini, messo su il vestito delle grandi occasioni, si recarono da Platone per chiedergli di istituire la Repubblica dei tacchini, di dettare per loro uno Statuto. Era giunta l’ora della libertà, dopo tante ingiustizie subite dai pollivendoli e dagli ebrei. Ecco la quartina che ci riguarda e non ci lascia dormire:
Gli Ebrei e i pollivendoli li hanno costretti/ a forza di crudeltà, a forza di sberle/(avendone scannati tanti e poi arrostiti)/ a dare infine in escandescenza/ a ribellarsi tutti, i grandi e i più piccoli/ così da salvare la pelle da queste gabelle.
La Favola è un esempio classico di rovesciamento delle parti. Non sono gli ebrei le vittime dei soprusi e delle gabelle sabaude. In quanto grandi consumatori di carni bianche, gli ebrei fanno il loro ingresso nella letteratura dell’Ottocento da una porta inusuale. L’intera favola si può leggere in Edoardo I. Calvo, Poesie piemontesi e scritti italiani e francesi, a c. di G. P. Clivio, Centro studi piemontesi, 1973. Nel 1822 questi versi su “ebrei e polajé” vennero copiati in bella grafia da un bambino chierese, Emanuele Levi. La riproduzione dell’originale, per gentile concessione di Raffaello Levi, discendente di quel bisnonno-bambino, è riprodotta qui a fianco; da qualche settimana è esposta in un maxi-ingrandimento nella Scola di Cuneo dedicata a Davide Cavaglion. Per info: lascoladicuneo@gmail.com.
Alberto Cavaglion
(18 maggio 2016)