Qui Milano – “Per la traduzione del Talmud, orgoglio e successo inaspettato”

IMG_20160518_212523_edit (1)“È un progetto che ha raccolto un enorme interesse, ben al di là delle nostre aspettative. Un’iniziativa per cui molti mi hanno testimoniato orgoglio, un segnale di vitalità della nostra cultura”. L’iniziativa in questione è la traduzione del Talmud babilonese in italiano. A parlare invece è rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma nonché presidente del progetto, che ieri ha presentato alla Comunità ebraica di Milano il grande lavoro svolto in questi anni, culminato nella recente pubblicazione da parte dell’editore Giuntina del primo volume tradotto del Talmud. Al fianco di rav Di Segni, il padrone di casa, rav Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano, e la direttrice del progetto Clelia Piperno. “La Gemarah richiede grande concentrazione, non si può pensare ad altro quando la si studia”, ha ricordato rav Arbib in apertura dell’incontro – moderato da Fiona Diwan – e ha spiegato, richiamando un episodio tratto proprio da Talmud con riferimento a Rabbi Akiva, come d’altra parte questo studio sia uno strumento “per diventare grandi”.
Del progetto, risultato del protocollo d’intesa siglato nel 2011 da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Miur, il Cnr, e l’UCEI, hanno poi parlato Piperno e rav Di Segni. “Abbiamo di fronte ancora circa dieci anni di lavoro – ha sottolineato Piperno – ma quanto fatto è straordinario. E lo testimonia l’immensa attenzione ricevuta dalla pubblicazione del primo volume: il New York Times ha dedicato uno spazio per raccontare questa vicenda, di come da una Comunità, quella ebraica italiana, quasi distrutta dalla Shoah sia uscita questa traduzione”. Si tratta di un progetto di ricerca finanziato dallo Stato italiano e che vede l’implementazione di un software per la traduzione. “Dietro a tutto questo c’è una grande squadra. Abbiamo iniziato con 10 traduttori, oggi sono 84 e la media della loro età è tra i 20 e i 28 anni”, ha spiegato Piperno.
Rav Di Segni ha invece ripercorso la storia del Talmud, in particolare della sua stampa e delle diverse traduzioni comparse nel corso del tempo, tra cui quella di rav Adin Steinsaltz. Un racconto a tappe tra i diversi secoli, ricordando come a Roma, a Campo dei Fiori, non molto tempo fa è stata posta una targa: “su quel selciato – spiegava il rav – nel 1553 l’inquisitore Giovanni Alfonso Carafa, futuro papa Paolo IV, diede ordine di bruciare il Talmud”. Oggi invece a Roma – e non solo visto grazie all’uso delle tecnologie – si lavora per completare la traduzione di quello stesso Talmud. Il rav ha poi presentato al pubblico alcuni dettagli su come è stato impostato il lavoro del progetto, dalle modalità delle revisioni fino alla scelta dell’impaginazione. Molte le discussioni, i confronti, le correzioni per un’iniziativa ancora lontana dal traguardo ma che il suo primo successo, a giudicare dal grande interesse suscitato nel pubblico ebraico e non, lo ha già ottenuto.

(19 maggio 2016)