Israele tra due libri
Credo che la presentazione quasi contemporanea domenica pomeriggio al Salone del Libro di Torino di Israele. Diario di un assedio di Ugo Volli e Borderlife di Dorit Rabinyan sia stata una pura coincidenza. Non voglio pensare che qualcuno abbia appositamente cercato di realizzare una sorta par condicio tra un evento “a favore” e uno “contro” Israele. Ma se così fosse, a mio parere avrebbe sbagliato i conti. Prima di tutto perché la presentazione di Borderlife è stata sostanzialmente quello che doveva essere, un discorso sul libro in sé, e non su Israele o sulla politica mediorientale. I pochi tentativi di Moni Ovadia di portare il discorso in quella direzione sono stati, mi pare, gentilmente ma fermamente rintuzzati dall’autrice. Per esempio, quando l’attore le ha chiesto se non sarebbe meglio mettere da parte i politici e fare la pace tra scrittori la Rabinyan ha domandato dubbiosa su quali basi gli scrittori potrebbero considerarsi rappresentativi: forse in base al numero di copie vendute?
Contrariamente a quanto mi aspettavo, la presentazione non si è soffermata più di tanto neppure sulla decisione del ministero dell’Istruzione israeliano di togliere Borderlife da una lista di libri consigliati per i liceali. O, almeno, questa decisione non è stata usata come pretesto per dire cose sgradevoli su Israele in generale. Anzi, Ferruccio De Bortoli nell’introduzione iniziale non ha mancato di sottolineare che il libro ha suscitato divisioni e discussioni in Israele perché si tratta di un Paese democratico in cui le divisioni e le discussioni sono possibili. Dunque, la mia impressione personale è che anche la presentazione di Borderlife nel complesso abbia offerto al pubblico del Salone, attraverso la voce di una giovane scrittrice, la possibilità gettare uno sguardo curioso e non ideologico sulla realtà israeliana. Difficile, dunque, classificarlo come evento “contro” Israele. Dal mio punto di vista, comunque, la presentazione quasi contemporanea di due libri così diversi contribuisce già di per sé a mostrare concretamente quanto la realtà israeliana sia ricca, complessa e variegata.
Anna Segre, insegnante
(20 maggio 2016)