Sciesopoli, patrimonio da difendere
È Valeria Dani, dottoranda in Studi Romanzi alla Cornell University (NY), la vincitrice del bando promosso dalla Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia per assegnare una borsa di ricerca per il 2016. Il progetto scelto dalla Fondazione è intitolato “Trasformazione dello spazio e creazione di comunità. Sciesopoli e i suoi bambini”, e racconta della vicenda dell’ex colonia fascista a Selvino, vicino a Bergamo, dove tra il 1945 e il 1948 vissero ottocento bambini sotto la cura di esponenti della Comunità ebraica di Milano e della Brigata Ebraica, amichevolmente accolti dalla popolazione locale che ancora oggi li ricorda. L’edificio, attualmente in totale abbandono, nel 2015 è stato sottoposto a tutela dal Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo sia per il suo valore architettonico sia in quanto testimonianza della presenza ebraica dopo la fine della Seconda guerra mondiale. “Il bando per una ricerca sui beni culturali ebraici in Italia rappresenta una nuova iniziativa varata dalla Fondazione – ha spiegato il presidente Dario Disegni – con l’obiettivo di promuovere, accanto alle attività di conservazione e di valorizzazione, anche occasioni di studio e di approfondimento della ricca realtà rappresentata dal patrimonio ebraico del paese espressamente rivolte a giovani ricercatori”.
“La Commissione – ha dichiarato la presidente Annie Sacerdoti – ha ritenuto interessante lo studio proposto da Dani per la sua attinenza con l’attualità, dal momento che sull’esperienza della colonia di Sciesopoli vissuta dagli 800 orfani ebrei scampati alla Shoah prima della loro aliyah (salita) nell’allora Palestina mandataria si sta gettando nuova luce, e si è aperto un confronto sia sulla particolarità della vicenda sia sul futuro utilizzo dell’edificio”. Insieme a Sacerdoti, vicepresidente della Fbcei, hanno fatto parte della Commissione che ha assegnato la borsa anche la storica dell’arte Dora Liscia e il rabbino Amedeo Spagnoletto.
“Sono entrata in contatto con la straordinaria storia di Sciesopoli circa un anno fa, quando Miriam Bisk – uno dei membri fondatori dell’associazione per i bambini di Selvino – mi ha contattata per un aiuto prolungato e consistente con delle traduzioni in italiano. I documenti preziosi che passavano tra le mie mani mi hanno sin da subito informata di una vicenda profondamente significativa, densa di elementi degni di tutta la nostra attenzione”, ha raccontato Valeria Dani nella presentazione del suo progetto. La sua ricerca, ha quindi spiegato, guarderà all’esperienza di Sciesopoli da un punto di vista teorico, prestando particolare attenzione ad alcuni aspetti, tra cui la trasformazione dello spazio da struttura fascista a centro di accoglienza per bambini scampati alla Shoah; la creazione di una comunità sia all’interno sia all’esterno di Sciesopoli, in cui Dani individua “una sorta di ‘officina’ per la vita nei kibbutzim in Palestina”; la connessione con il presente e con le politiche contemporanee, concentrandosi su varie tematiche di carattere filosofico. La ricercatrice ragionerà dunque, tra l’altro, su cosa si possa evincere dalla storia di Sciesopoli rispetto alle politiche dell’accoglienza che occupano il dibattito pubblico contemporaneo, domandandosi se la trasformazione dello spazio operata a Sciesopoli possa attuarsi altrove oggi, e ancora su quale sia il significato profondo dello stato di abbandono in cui versa l’edificio da anni, e su che cosa rappresenterebbe la creazione, sempre più concreta, di un “Memoriale dei Bambini di Selvino” per le politiche della memoria e per la storia italiana.
Francesca Matalon @fmatalonmoked
(22 maggio 2016)