Spotlight – Il regista Burman racconta Once,
quartiere ebraico di Buenos Aires
La vita frenetica nel mondo luccicante della moda, le luci della ribalta di Buenos Aires, gli equilibri precari di una madre single in carriera e le sue nuove avventure, lo sguardo ironico del “Woody Allen argentino”. Si tratta del regista Daniel Burman, che sarà l’autore per Netflix della prima serie argentina del celebre portale statunitense, intitolata Edha – dal nome della sua protagonista – e in arrivo nel 2017. Lui non si ritrova molto in questa definizione che nel tempo in molti gli hanno conferito – secondo lui Allen non è qualcuno con cui si possano fare paragoni, però si è detto piuttosto felice, dal momento che “lo ammiro più di chiunque altro al mondo”, come ha detto in un’intervista del 2007 – sta di fatto che attraverso i suoi film si entra nella vita e nell’antropologia del quartiere ebraico Once di Buenos Aires, guardandolo attraverso le lenti eccentriche di personaggi che fanno riflettere e spesso anche ridere.
Della serie Edha, Burman è regista ma anche autore, insieme a Mario Segade e la sua squadra della società Oficina. Gli episodi saranno tredici, dureranno un’ora ciascuno, e le riprese cominceranno ai primi dell’anno prossimo. Al centro della trama c’è appunto la vicenda di Edha, una fashion designer giovane e di successo, madre single, che si trova a un bivio che potrebbe cambiare la sua vita per sempre. Di cosa si tratti esattamente resta un mistero, ma si sa invece che mentre si tormenta tentando di prendere la decisione che potrebbe segnare la svolta nella sua carriera, incontra un modello, da poco immigrato in Argentina, con cui si instaura un rapporto passionale mescolato con un intrigante ma non meglio specificato bisogno di vendetta di lui. “Il mondo della moda e della musica a Buenos Aires è unico, sensuale e stimolante – ha dichiarato Erik Barmack, vicepresidente delle serie originali internazionali di Netflix – e Daniel Burman e la sua squadra sono tra i creatori più talentuosi dell’Argentina”. Barmack si è per questo detto impaziente di “presentare Edha e la sua storia drammatica agli iscritti a Netflix nel resto del mondo”.
Daniel Burman è nato e cresciuto a Buenos Aires, nel suo Once, il quartiere ebraico, in una famiglia di origine polacca. Buttatosi nel cinema dopo un inizio di studi in legge, questa doppia identità si ritrova nel personaggio Ariel, protagonista (anche se con cognomi diversi) dei suoi film più famosi. Si tratta di Esperando al Mesías (2000), El Abrazo Partido (2003), e Derecho de Familia (2006), considerati una trilogia perché i protagonisti – rispettivamente Ariel Goldstein, Ariel Makaroff e Ariel Perelman – sono interpretati sempre dall’attore Daniel Hendler e condividono la caratteristica dal tono autobiografico di essere giovani ebrei un po’ allo sbaraglio, in un momento della vita in cui cercano se stessi e la loro strada, tra rapporti famigliari complicati, insolite relazioni sentimentali e caratteri particolari. Qualcuno avrà ora colto da dove nasce il paragone con Woody Allen, ma a parte queste commedie dall’umorismo sottile misto a un po’ di dramma, Burman ha anche partecipato nel 2004 al film collettivo 18-j, in cui dieci registi argentini dirigono un cortometraggio ciascuno in memoria delle vittime dell’attentato terroristico all’AMIA del 1994 (un’indagine dimostrò che dietro l’attacco, in cui morirono 85 persone, vi era il gruppo terroristico Hezbollah con la complicità iraniana ma i famigliari delle vittime ancora attendono giustizia), ancora oggi ricordata dalla Comunità ebraica di Buenos Aires come la peggiore strage della sua storia. L’Once e la vita ebraica della città sono inoltre protagonisti del documentario 7 dias en el Once, e del suo ultimo film El Rey del Once, presentato quest’anno al Festival di Berlino (dove nel 2004 ha vinto il Gran Premio della Giuria per El Abrazo Partido). E dell’invito di Netflix a creare una nuova serie Burman ha detto che si tratta per lui di “una delle più grandi opportunità nella mia carriera. Creeremo un progetto dalla forte identità capace di raggiungere un pubblico a livello globale – ha concluso – e in un’unica piattaforma più di 81 milioni di persone avranno la possibilità di stabilire una connessione intima con la nostra storia”.
f.m. twitter @fmatalonmoked
(23 maggio 2016)