…cultura
Va bene il Talmud. È la matrice di tutto il sapere dell’ebraismo medievale e moderno. Guardo con ammirazione all’onorevole opera di traduzione in italiano che, intrapresa da qualche anno, sta ora dando i suoi primi eccellenti frutti. Ma andrà meglio se qualcuno dei nostri giovani studiosi si diletterà a tradurre anche prodotti come questo che vedete in link. Si tratta di un libro inedito di Responsa del rabbino veneziano Itzhaq ben Asher Pacifico scritto a Venezia nel 1716. Imparare a leggere e tradurre il corsivo ebraico italiano è uno dei compiti della nuova generazione di ebraisti. Le biblioteche sono colme di volumi antichi ebraici, che molto spesso contengono glosse manoscritte anche importanti (interi fascicoli aggiunti ai libri rilegati), e che vengono per lo più ignorati dalla ricerca. Perché sono importanti? Intanto perché sono un prodotto culturale originale e unico della tradizione ebraica italiana. E poi perché restituiscono l’immagine di un mondo profondamente integrato nella realtà sociale della penisola, che condivideva le medesime vicende e trattava di problemi simili, da diverse prospettive. Che siano scritti in ebraico non dovrebbe costituire un ostacolo, ma anzi, uno stimolo a formare ricercatori in grado di tradurre questi scritti. Si tratta di produzione “ebraica”, ma da intendersi anche come produzione “italiana”. Solo che il mondo della cultura italiana ignora questo tesoro di conoscenza e relega lo studio della lingua ebraica nei settori universitari delle “lingue orientali”, come se questi rabbini che operavano nei ghetti di Venezia o di Lugo, o di Rovigo o delle altre decine di località della penisola non condividessero la stessa atmosfera culturale che si respirava nel nostro paese. Il manoscritto di cui parlo è conservato nella splendida biblioteca della Goethe Universität di Frankfurt am Mein, che ha pensato bene di digitalizzarlo e di metterlo a disposizione degli studiosi on-line (in Europa c’è chi è sensibile agli studi ebraici, per fortuna). Un manoscritto analogo, contenente in parte lo stesso testo, è stato battuto qualche anno fa all’asta da Sotheby’s. Quell’esemplare è in ben due volumi, e contiene Responsa anche di numerosi altri rabbini italiani del ‘700, in gran parte ignoti al pubblico non perché si tratti di personaggi minori, ma forse perché in vita non sono stati così accorti da pubblicare libri anche in italiano come avevano fatto nel ‘600 i pluricelebrati Leon Modena e Simone Luzzatto. Facciamone i nomi: Samuel Zachariah Ravenna da Rovigo; Mordecai ben Jacob Zahalon ; Hayyim Abraham Israel di Ancona; Shabbetai Elhanan del Vecchio di Lugo; Menasheh Hefez di Verona; Samson Morpurgo; Moshe Israel, un inviato da Gerusalemme a Pesaro; Isaiah ben Israel Hezekiah Bassano da Reggio nell’Emilia; il cabbalista Benjamin ben Eliezer ha-Kohen di Reggio nell’Emilia; Jacob Forti di Padova; Samson Morpurgo; Moshe Hai Recanati di Ferrara; Jacob Hai Luzzatto di Trieste. Ce ne sono anche molti di più, e attendono di essere rivelati al pubblico e inclusi nella complessa e ricchissima storia della produzione letteraria ebraica italiana.
Gadi Luzzatto Voghera, storico
(27 maggio 2016)