Genova, gli 80 anni della sinagoga
“Proiezione costante al futuro”
Le istituzioni ma anche tanti cittadini comuni hanno preso parte a Genova alle celebrazioni organizzate dalla Comunità ebraica nell’ottantesimo anniversario dall’inaugurazione della sinagoga di via Bertora, l’unica in Italia costruita in epoca fascista. Un riuscito momento di incontro e di riflessione nel ricordo di quella che fu una stagione vivace e complessa al tempo stesso: l’inaugurazione del Tempio, nel 1935, avvenne infatti a breve distanza temporale dalla promulgazione delle Leggi Razziste che esclusero gli ebrei italiani dalle scuole, dalle università, dai mestieri.
“Ottanta anni certamente densi di storia con momenti tragici e passaggi epocali. Tuttavia io ritengo che il senso dell’odierna manifestazione sia quello di sollecitare uno sguardo che vada al di là di questo intenso ma pur breve spazio di tempo e di prospettiva per proiettarci in dimensioni temporali e geografiche anche più vaste” ha sottolineato il rabbino capo rav Giuseppe Momigliano nel suo articolato intervento, dedicato alla storia degli ebrei genovesi ma anche al significato del loro impegno, alla volontà di non arrendersi davanti agli ostacoli e alle prove più dure, alle molte sfide di futuro che attendono loro, la città, il paese intero. Anche sul fronte dell’accoglienza, il grande tema di questi giorni.
Ha quindi osservato il presidente della Comunità Ariel Dello Strologo: “Sono stati anni non banali, ci sono stati momenti tragici. Da parte degli italiani ci sono stati atti di solidarietà verso la nostra comunità, ma molti sono stati parte attiva nella tragedia di cui siamo stati protagonisti. Dopo la guerra abbiamo dovuto ricostruire il rapporto di fiducia tra comunità ebraica e italiana”.
Una vicenda che porta con sé una grande lezione. Perché nonostante le difficoltà di quel periodo storico, nonostante l’incertezza, il clima pesante, il costante deterioramento democratico, gli ebrei genovesi continuarono a impegnarsi a fondo per tener viva la loro identità e insieme i loro luoghi di incontro e preghiera.
Concetti che sono stati toccati anche negli interventi tenuti dai nipoti del rabbino Dario Disegni, che da Torino fu invitato a officiare la cerimonia. Entrambi non hanno nascosto una profonda emozione, parlando con alle spalle una grande foto del rav e degli altri notabili protagonisti di quella giornata. Dario, che del nonno porta il nome, è oggi presidente della Comunità ebraica torinese oltre che presidente del Meis di Ferrara e della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia. Giulio ricopre invece l’incarico di vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Per entrambi, un intervento non solo squisitamente istituzionale.
Grande inoltre l’interesse per le relazioni che hanno accompagnato il pubblico nel pomeriggio: un approfondimento dedicato alle sinagoghe italiane da parte dell’architetto David Cassuto e una lezione della storica Anna Foa sul percorso di emancipazione degli ebrei italiani nelle sue diverse e appassionanti tappe.
A concludere la giornata, tra musica e canti, un momento artistico curato da Enrico Fink e Gabriele Coen.
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(30 maggio 2016)