Torah…

“Se nelle mie Chukkoth camminerete, e le mie Mitzvoth osserverete, e li metterete in pratica…” (Levitico 26, 3). “Se procederete nei Miei statuti: È possibile che ciò si riferisca all’adempimento delle mizvot? Ma l’adempimento delle mizvot è detto già in un’altra parte nello stesso verso. Allora come devo intendere ‘Se procederete nei Miei statuti’? Che vi affatichiate nello studio della Torà.” (Rashì in loco) “Se seguirete lo studio dei Miei Statuti e il vostro proposito sarà quello di osservare i Miei Precetti e di metterli in pratica…”
Il Talmùd racconta che Rabbi Akiva dovette superare molte difficoltà quando decise di dedicare la sua vita allo studio della Torah. Era giunto poverissimo all’età di 40 anni, senza aver ricevuto mai alcuna istruzione. Un giorno, osservando un foro che il continuo gocciolio dell’acqua aveva scavato nella roccia, disse a se stesso: «La roccia è dura, l’acqua è molle e le gocce sono piccole. Eppure, gocciando senza tregua, giorno dopo giorno, mese dopo mese, l’acqua ha intaccato la roccia… Certamente anch’io, se avrò fermezza e perseveranza, potrò superare gli ostacoli e diventare uno studioso».
Infatti, anni dopo, Rabbi Akiva dirigeva una Yeshiva ove si insegnava la Torah a ben 24.000 studenti…
Questo episodio, classico nella memoria ebraica, dimostra che non è mai troppo tardi per tornare alla Torah. Questo è uno degli insegnamenti che possiamo trarre dalla vita di Rabbi Akiva.
Ogni ebreo è obbligato a studiare Torah per tutta la vita. Questo è lo scopo per il quale è stato cerato.
“Rabban Jochanan, figlio di Zaccai, ricevette la tradizione da Hillel e da Shammai. Egli soleva dire: se hai studiato molto la Torah, non fartene un merito, perché per tale scopo fosti creato”. (Pirkeh Avot).
Il popolo ebraico ha fatto dello studio la principale delle sue occupazioni. Gli ebrei hanno sviluppato una naturale predisposizione allo studio, utilizzando una metodologia specifica insegnata nel Talmud. Lo studio del Talmud è un esercizio intellettuale particolare: il Talmud è un testo dialogico e dialettico ove il paradosso è lecito. Qualcosa che è illogico può diventare logico in modo creativo. Bisogna ragionare su un piano diverso, lasciando da parte qualsiasi logica o possibilità prestabilita. Realizzare l’impossibile con i mezzi del possibile.
Non bisogna mai essere soddisfatti, o pensare di aver raggiunto un buon livello di conoscenza e di sicurezza.
Studiare significa imparare in eterno, fare molte domande e non dare mai niente per scontato. Chi non ha fede ha solo domande. Chi ha fede ha domande e risposte che provocano altre domande e così via, all’infinito.

Paolo Sciunnach, insegnante

(30 maggio 2016)