“Combattiamo l’odio online”
I colossi firmano l’accordo
Facebook, Microsoft, Twitter e YouTube hanno firmato ieri un codice di condotta della Commissione europea in cui accettano di combattere l’odio online nel continente. Un impegno che non ha precedenti nella storia della rete. “È la prima volta – scrive infatti Anna Masera su La Stampa – che si registra uno sforzo europeo congiunto per adottare una politica unitaria su Internet”. Immediata però anche la reazione delle organizzazioni per i diritti umani digitali, “che biasimano la scelta di delegare ai privati il controllo della libertà di espressione in Europa e lamentano di non essere state coinvolte nella discussione”.
Intervistato da Repubblica (Paolo Rodari) sull’emergenza profughi, il segretario della Conferenza Episcopale Italiana Nunzio Galantino espone la propria ricetta. “L’accoglienza dei richiedenti asilo – afferma Galantino – dev’essere strutturata in tutti i 28 Paesi europei. Non si possono, infatti, salvare le persone e poi non offrirgli una possibilità di futuro. Una seconda azione concreta rimane quella di organizzare ‘corridoi umanitari’. In questo modo si eviterebbe anche la crescita di una tratta di esseri umani oggi gestita da mafie e da terrorismo. Una terza azione concreta riguarda la possibilità di offrire un permesso di protezione umanitaria a tutti i migranti ospitati in strutture da oltre un anno e che oggi costituiscono un popolo che si allarga sempre più”.
Il Bds, il movimento internazionale che sostiene il boicottaggio di Israele, continua a costituire una minaccia viva nel panorama culturale e accademico europeo. A suscitare scalpore è ad esempio il rifiuto della studiosa inglese Catherine Hall a vedersi riconosciuto il premio annuale conferito dalla israeliana Dan David Foundation. “La fondazione, che aveva selezionato la professoressa inglese ‘per il lavoro su storia sociale, sesso, razza e schiavitù’, ha fatto sapere che Hall aveva accettato il premio con entusiasmo, salvo poi chiedere di cancellare il proprio nome” (Giulio Meotti, Il Foglio).
Sul Mattino, Fabio Nicolucci riflette sulla svolta a destra del governo israeliano determinata dal ritorno nell’esecutivo di Avigdor Lieberman. “Se Netanyahu al momento sembra aver allargato le basi parlamentari del suo governo, le ha pero pericolosamente ristrette nei rapporti con lo Stato profondo” sostiene l’analista. Un sondaggio recente mostra infatti che se Ya’alon fondasse un partito otterrebbe 25 seggi, relegando il Likud da cui è uscito dagli attuali 30 a 21. Si chiede Nicolucci: “Vista l’attuale inconsistenza della sinistra politica israeliana sarà Ya’alon il nuovo Sharon e il suo partito il nuovo Kadima?”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(1 giugno 2016)