In ascolto – Leah Goldberg
Era nata il 29 maggio 1901 a Konigsberg, nell’allora Prussia orientale, aveva studiato filosofia e lingue semitiche presso le università di Berlino e Bonn e nel 1935 era emigrata nella Palestina Mandataria, dove era stata accolta subito nel gruppo di poeti Yachdav di cui faceva parte anche Nathan Alterman. Una vita breve quella di Leah Goldberg, poetessa raffinata, consulente letterario del teatro Habima, redattrice di Sifriat Hapoalim e autrice per l’infanzia. Le sue liriche sono state musicate e negli anni sono state scelte da alcuni nomi del panorama musicale israeliano.
Tra questi oggi ho scelto due donne: Yehudit Ravitz e Achinoam Nini, due voci interessanti con personalità molto diverse, due cantanti emerse grazie alle band dell’IDF.
Yehudit Ravitz nasce nella Beer Sheva degli immigrati, che ama i ritmi dei beduini e le contaminazioni musicali dei mizrachi; durante il servizio militare entra nella Combat Engineering Corps military band, scelta dal grande cantautore Ehud Manor, colonna portante della musica israeliana e collabora anche con il gruppo rock Sheshet. È proprio una poesia di Leah Goldberg a portare il suo nome all’attenzione del pubblico a livello nazionale: nel 1977 infatti si presenta con Selichot alle preselezioni per l’Eurovision Contest e anche se si classifica solo al sesto posto, il brano diventa “canzone dell’anno” e così Yehudit sceglie la carriera di solista. Si accompagna con la chitarra, ha una voce morbida che si vela sulle note più acute e ama “citare” i modi della musica latino americana, come fanno alcuni suoi colleghi israeliani negli anni ’80, tra loro Matti Caspi.
Achinoam Nini, al secolo Noa, israeliana di famiglia yemenita, cresce a New York e ha il grande merito di aver saputo creare, linguisticamente e stilisticamente, quel sincretismo tra occidente e oriente a lungo indagato dal musicologo Avraham Zvi Idelsohn – cantore e studioso russo, pioniere nelle ricerche di etnomusicologia – e auspicato da Paul ben Haim che nel 1961 scriveva: “Io sono per nascita ed educazione occidentale, ma ho le radici in Oriente. Il problema di una sintesi tra Occidente e Oriente occupa i musicisti di tutto il mondo”. Noa ha un talento straordinario, una voce agile e duttile, una grande espressività ed è anche un’ottima percussionista. Nei suoi brani troviamo le radici ovvero lo Yemen, con il ritmo e i quarti di tono tipici della musica mediorientale, ma anche l’amore per la lingua ebraica e i giri armonici rassicuranti delle atmosfere West Coast. Negli anni ’90, Noa compone melodie su diverse liriche di Leah Goldberg, come Keren Or, Nisayon, Marionettes e la splendida “Ilanot – Pines”, in cui la lacerazione tra i due mondi apre uno spiraglio al desiderio di conciliazione: “Perhaps only the migrating birds can ever know as they’re suspended beween the heavens and the earth below…But my roots on both sides of the sea…”
Consiglio d’ascolto:
Yehudit Ravitz:
Achinoam Nini:
Maria Teresa Milano
(2 giugno 2016)