Gerusalemme, come cambia la Capitale

Noam Chen“C’è la Gerusalemme celeste e la Gerusalemme terrena, ma come diceva il mio maestro, il poeta Yehuda Amichai, c’è anche una ‘Gerusalemme che sta nel mezzo’, nella quale spirito e materia si incontrano e creano una vera e propria base per la convivenza religiosa, nazionale e sociale”. Così il Presidente israeliano Reuven Rivlin racconta la sua Gerusalemme nel giorno in cui si celebra Yom Yerushalaim, ovvero la riunificazione della Capitale avvenuta 49 anni fa durante la Guerra dei sei giorni del 1967. In tutto il Paese, e non solo, sono state organizzate iniziative per festeggiare la ricorrenza mentre proprio alla vigilia della festa, come da tradizione, l’Istituto centrale di statistica israeliano (Central Bureau of Statistics) ha pubblicato i dati che fotografano lo stato attuale della Capitale: una sintesi che presenta le statistiche legate alla crescita della popolazione cittadina e come quest’ultima sia composta. Secondo i dati dell’Istituto, Gerusalemme a fine 2015 contava 870mila abitanti, il che la riconferma come la città Schermata 2016-06-05 alle 12.27.57più popolosa del Paese (gli abitanti della Capitale costituiscono il 10 per cento della popolazione totale). Nel corso del 2014, si legge nel report, la popolazione della città è cresciuta di 20.000 unità: 19.800 sono state le nuove nascite e 3.700 le persone immigrate, mentre in 3.500 hanno deciso di lasciare la città. Analizzando i dati, il demografo Sergio Della Pergola, docente all’Università Ebraica di Gerusalemme, ha sottolineato come le tendenze demografiche stiano rispettando le previsioni, ovvero “la crescita più rapida della parte palestinese, che oggi si avvicina a 38-39 per cento, e l’aumento moderatamente più rapido della parte haredi che oggi si avvicina a 32 per cento di tutta la popolazione ebraica. Ma – rileva Della Pergola – tra i giovani al di sotto dei 15 anni le proporzioni sono 39 per cento arabi e 44 per cento haredim”. “In prospettiva – conclude il professore – queste tendenze potrebbero continuare accentuando il peso dei due gruppi”.
Come rileva Della Pergola, lo studio parla di un 32 per cento di ebrei che a Gerusalemme si definisce haredi (generalmente indicati come ultraortodossi), mentre il 17 si autodefinisce religioso (datim), il 15 tradizionali (masorti) ma non molto religiosi, mentre il 21 per cento dei residenti ebrei afferma di essere laico (hiloni).
Rispetto al periodo 2002-2007, in quello che va dal 2008 al 2015 il report rileva che la popolazione haredi è aumentata di 5 punti percentuali mentre la percentuale di ebrei laici e tradizionali è diminuita di sette punti.
Il numero di bambini per famiglia è 3.91 per donna, superiore alla media nazionale che si attesta a 3.08. Le famiglie di Gerusalemme comprendono una media di 3,8 persone mentre la media nazionale è di 3,3 (nelle altre grandi città come Tel Aviv, 2.3, Haifa, 2.5 e Rishon Lezion, 3). Fa anche riflette il dato sulla differenza tra famiglie ebraiche e arabe a Gerusalemme: la media dei componenti delle prime è di 3,3 mentre le seconde sono in media formate dal 5,2 persone.
Per quanto riguarda le abitazioni, il 57,9 per cento dei residenti della città possiede un appartamento di proprietà (costo medio di un appartamento, 425mila euro) mentre il 30,9 per cento vive in abitazioni in affitto (720 euro la media degli affitti a Gerusalemme – a Milano nel 2015 il canone medio era di 894 euro, a Roma di 804). Secondo il rapporto, il 73 per cento dei residenti ha detto che continuerà a vivere nella stessa area per i prossimi cinque anni (76 per cento per gli ebrei e il 94 per cento tra gli arabi).
Tra le domande poste ai cittadini della Capitale, se pensano sia possibile la convivenza nel loro quartiere di persone di diversa provenienza: per il 90 per cento degli ebrei sì, mentre solo il 62 per cento degli arabi ha risposto positivamente.

Daniel Reichel