Qui Gerusalemme – Il Talmud parla italiano Il progetto accolto dagli italkim
Il primo volume del Talmud tradotto in lingua italiana presentato agli italkim. Dopo il grande interesse che il Progetto Talmud ha suscitato presso tanti leader israeliani negli scorsi giorni (tra loro, il presidente Reuven Rivlin, il presidente emerito Shimon Peres, il ministro dell’Istruzione Naftali Bennett), dopo la donazione di una copia del trattato alla Biblioteca nazionale israeliana, il Talmud incontra la comunità che forse più di chiunque conosce la sfida del vivere in bilico tra mondi e identità: gli italiani di Gerusalemme. Così in tanti hanno riempito la Sala degli Affreschi del complesso di Rehov Hillel per ascoltare gli interventi del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni che presiede il progetto, e della direttrice Clelia Piperno, insieme a quello di Hillel Sermoneta, rav del Tempio italiano che ha sede nell’edificio insieme al Museo di arte ebraica italiana U. Nahon. Ad accogliere relatori e pubblico, il presidente della Hevrat Yehudè Italia be-Israel David Patsi.
Vari gli argomenti affrontati nel corso della serata, per illustrare come quella che fino a pochi anni fa sembrava una sfida insormontabile, si è rivelata una scommessa vinta, come dimostrato non soltanto dall’interesse suscitato nelle istituzioni e nel mondo della cultura italiano e israeliano, ma anche dal numero delle copie vendute: oltre 5000, con il volume pubblicato dalla casa editrice Giuntina già arrivato alla terza edizione.
Tra i nodi, anche quello di individuare i collaboratori adatti alla monumentale opera di traduzione. Un punto che si è rivelato però una grande opportunità: quella di formare un gruppo di traduttori, spesso giovani, affiancandoli a un maestro più esperto, magari però con meno dimestichezza con il computer. “In questo modo il metodo di studio talmudico è entrato nel progetto della traduzione” hanno sottolineato Piperno e rav Di Segni.
Sui rischi che comporta la scelta di tradurre il Talmud in una lingua diversa dall’originale, pur a fronte dei grandi benefici ottenuti, ha incentrato l’intervento rav Sermoneta.
Dopo la prima pubblicazione, il Trattato di Rosh HaShanah, il prossimo volume dato alle stampe sarà Berachot, ha spiegato il rabbino capo di Roma. Circa mille dapim (fogli fronteretro) sui 2711 che compongono l’intero Talmud babilonese sono già presenti nel sistema informatico per la traduzione elaborato in seguito al protocollo di intesa fra la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca, il Consiglio nazionale delle ricerche e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che nel gennaio 2011 ha dato vita al Progetto Talmud. Per il futuro, l’auspicio è quello di pubblicare uno o due volumi all’anno.
rt
(6 giugno 2016)