Ticketless – Noi-Voi

cavaglionSergio Della Pergola nel suo scritto apparso in aleftav negli scorsi giorni ha ragione. La locuzione “Voi ebrei” dà fastidio. Penso però che sarebbe onesto lamentare l’analogo disturbo procurato dal “Noi ebrei”. L’una e l’altra locuzione abbattono a priori, in Italia direi più che altrove, ogni pluralismo di posizioni. “Voi Ebrei” è monocorde. “Noi Ebrei” dà voce ad un corpo separato. Non usava così negli anni del Risorgimento e del sorgere dello Stato unitario (poi della Resistenza e della Costituente).
Non è un ragionamento astratto. Un segnale positivo viene in questi giorni dalla traduzione del Talmud, che rappresenta un’inversione di tendenza. Erano decenni che si traduceva poco o nulla. “Noi” pensavamo (qualcuno ancora pensa) che la traduzione sia un esercizio inutile, una perdita di tempo. Nulla di nuovo sotto il sole. Si ritorna all’epoca romantica, in cui senza distinzioni fra noi e voi, gli ebrei italiani contribuivano alla costruzione della Nuova Italia e al tempo stesso traducevano Salmi, Canzonieri sacri, liriche e preghiere in bell’italiano (nel contempo abbondavano traduzioni in ebraico di canti di Dante e poesie di Manzoni). Il cammino riprende là dove è stato interrotto, ma è una battaglia che andrà combattuta su due fronti, contro il Voi inquisitoriale, ma anche contro il Noi corporativo. Si può vincere due volte. L’obiettivo è l’armonia duratura del Noi e del Voi. Essa non potrà che fondarsi su letture condivise.

Alberto Cavaglion

(8 giugno 2016)