Euro 2016 al via,
la sfida della sicurezza
Prendono oggi il via, tra misure di sicurezza imponenti, gli Europei di calcio. È blindata Parigi, ed è blindato tutto il paese. Ma c’è comunque voglia di normalità. “Il paese vuole solo calcio”, titola il Corriere della sera. “Quasi 100mila addetti alla sicurezza (tra forze dell’ordine, soldati, guardie private) – scrive Stefano Montefiori – cercheranno di evitare l’attentato terroristico che molti, compresi i servizi, temono. Ma se gli stadi sembrano più facili da controllare, le preoccupazioni riguardano soprattutto le fan zone e i bar: ieri è arrivato il divieto ai gestori di mettere schermi tra i tavolini dei caffé, perché i tifosi radunati all’aperto sarebbero un bersaglio troppo comodo”. La Francia sembra in bilico. Se tutto andasse liscio, si legge ancora, “il calcio potrebbe dare lo slancio per ripartire”.
“L’assassinio di persone innocenti in un bar a Tel Aviv è paragonabile a quello in Europa, è una minaccia contro i valori occidentali, contro il diritto di vivere, contro la libertà”. A ricordarlo, sul Sole 24 Ore, è l’ambasciatore israeliano in Italia Naor Gilon. “Un brutale atto terroristico – spiega ancora il diplomatico – compiuto da terroristi palestinesi che subiscono quotidianamente il lavaggio del cervello e l’incitamento alla violenza contro lo Stato d’Israele e il suo popolo. Incitamento che inizia dai libri di testo scolastici palestinesi e che continua con le trasmissioni tv, le radio ufficiali ed è presente costantemente anche sui social network”.
Si annuncia per oggi una giornata complessa, ma a colpire ancora una volta è la risposta di Israele. Cultura della vita contrapposta all’ideologia della morte.
“Tel Aviv la forte, la coraggiosa, la solare casa della Israele laica è stata colpita al cuore, ed è magnifico vedere come torna a vibrare di vita, di lavoro, di bambini che vanno a scuola dopo la strage” scrive Fiamma Nirenstein sul Giornale.
Su Repubblica, storici a confronto sul disegno di legge sul negazionismo appena approvato in via definitiva alla Camera.
Si dice a favore Guido Crainz, che scrive: “È arduo e pericoloso tracciare il confine fra l’e sposizione di un’idea e l’incitamento all’odio o la promozione di un reato, ma il negazionismo sulla Shoah mi sembra averlo abbondantemente varcato. Negarla, insomma, non mi appare l’espressione di un’opinione ma la perpetuazione di quel crimine in altre forme, e la possibile incubazione di altri crimini. E i crimini non si combattono solo con la diffusione delle idee giuste e dei principi di legalità: si combattono anche con le sanzioni”. Contraria invece Anna Foa: “II negazionismo – sostiene la storica – non si combatte nelle aule dei tribunali, ma nella ricerca, nella scuola, nell’insegnamento. Nelle aule dei tribunali si processano i perpetratori, non i loro esangui epigoni a tavolino, a meno che non si voglia diffonderne le idee e far loro da casa di risonanza”.
Confermata per venerdì 29 luglio la visita di Bergoglio al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Una visita che cadrà all’interno del viaggio in Polonia per la Giornata Mondiale della Gioventù e che è illustrata, tra gli altri, dall’Osservatore Romano.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(10 giugno 2016)