…brexit

Ma il referendum per la Brexit è una scommessa win-win o lose-lose, come si usa dire con un linguaggio caro ai bookmakers? Cioè, si vince comunque vada, o si perde comunque vada? Un ginepraio degno di un dibattito talmudico. Alcuni dicono: se la Gran Bretagna restasse, sarebbe un segnale di tenuta dell’UE, se andasse via un’occasione di un ripensamento più razionale dei suoi equilibri interni. Secondo altri: se rimanesse altri Paesi chiederebbero subito una permanenza ad analoghe condizioni, se uscisse si scatenerebbe un effetto domino che smonterebbe l’Unione pezzo dopo pezzo. Nell’attesa di risolvere l’annosa questione, una certezza l’abbiamo di sicuro: David Cameron passerà alla storia come l’allocco degli allocchi. Decide di indire un referendum per disinnescare la minaccia Ukip e si ritrova a subire la sua stessa iniziativa. Usa toni degni di Marine Le Pen per ottenere vantaggi da Bruxelles, per poi minacciare scenari di guerra in caso di abbandono. Nel frattempo perde drammaticamente il suo partito, con molti dei suoi stessi ministri che gli fanno campagna contro. Finalmente, dopo le sue disastrose comparsate televisive, qualcuno lo ha convinto a farsi da parte per lasciare spazio al Labour, che, tra l’altro, è il peggiore da 30 anni a questa parte con la guida di un antimperialista militante, oltreché antisemita dei peggiori. Un personaggio che descrive l’Europa come strumento del neoliberismo globale, che vuole schiavizzare i popoli di tutto il mondo. E lui dovrebbe convincere il popolo britannico? Bravo Cameron, un posto nei libri di storia te lo sei guadagnato di diritto! Nelle pagine nere, però.

Davide Assael, ricercatore

(15 giugno 2016)