Il terrorismo islamico
nell’era dei social

rassegna“Euro 2016 sarà un cimitero”, minaccia l’Isis. La Francia torna così a scoprirsi vulnerabile, dopo l’uccisione della coppia di poliziotti a Parigi da parte del 25enne Larossi Abballa. Una nuova pagina di orrore che colpisce anche per l’uso sempre più intenso e sofisticato che gli adepti del jihadismo fanno dei social e delle piattaforme digitali.
“Larossi Abballa ha appena sgozzato un poliziotto e sua moglie. Alle sue spalle, un bambino di 3 anni. L’uomo è circondato dalle teste di cuoio del Raid francese. Sa che sta per morire. L’orrore deve andare in diretta, tutti devono sapere. Ed è per questo – scrive Marta Serafini sul Corriere – che posta l’omicidio su Facebook Live, l’applicazione di streaming online lanciata di recente da Zuckerberg”. Oggi è Facebook Live. Domani potrebbe essere Snapchat, l’app di messaggistica istantanea “che tanto piace agli adolescenti”. Non importa su che piattaforma o per mano di chi. L’importante è diffondere l’odio. “Mentre noi – si legge ancora – possiamo solo stare a guardare, impotenti”.

Intervistato da Stefano Montefiori, l’esperto di ihadismo Wassim Nasr invita ad usare termini chiari, senza ambiguità. “Da anni ormai – afferma lo studioso – si usa un’espressione sbagliata: lupo solitario, si dice di un terrorista che porta a termine un’azione non particolarmente sofisticata. Ma Larossi Abballa non era affatto solitario, come non lo era l’assassino di Orlando che aveva avuto in passato legami con Al Qaeda, e come non lo sono stati tutti gli attentatori degli ultimi anni, soprattutto in Francia. Chiamarli lupi solitari comporta una sottovalutazione del problema”.

Sostiene il politologo Marc Lazar in un colloquio con Repubblica (Antonello Guerrera): “Le fondamenta dello Stato sono ancora solide. Abbiamo conosciuto momenti ancora più tesi nella nostra Storia, vedi il Sessantotto o la Guerra di Algeria Ma certo la minaccia dell’estremismo islamico è sempre lì. E il Paese è in declino. C’è una crisi di identità sempre più diffusa. Le spaccature sono più profonde”.

Su Avvenire un’analisi molto critica delle ultime vicende della politica israeliana, a partire dall’ingresso nell’esecutivo di Avigdor Lieberman deciso negli scorsi giorni dal premier. “Abbiamo vinto e possiamo prenderci tutto. Ecco il messaggio che Netanyahu, il premier che esclude l’ipotesi di uno Stato palestinese, lancia al Paese con la nomina del nuovo ministro. Un altro gesto – scrive Fulvio Scaglione – abile e pericoloso”.

Torna in libreria Pagine ebraiche, la celebre raccolta di saggi di Arnaldo Momigliano cui questa redazione deve molto. “Splendidamente curato da Silvia Berti già nel 1987, che lo ripubblica ora con un inedito per le Edizioni di Storia e Letteratura (pagg. 368, euro 24), il libro restituisce il modo in cui la cultura ebraica ha interagito con il resto del mondo antico” (Repubblica).

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(15 giugno 2016)