ORIZZONTI Daesh e le mafie, minaccia globale

swgLo scorso marzo il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Franco Roberti, nel presentare la Relazione annuale della Direzione antimafia, tracciava un chiaro parallelismo tra la mafia e Daesh (il movimento terroristico anche noto come Isis). “Le formazioni terroristiche si autofinanziano con contrabbandi, traffici di armi, attività mafiose insomma – le parole del procuratore Roberti – Lo stato islamico è uno stato mafia, si muove come una vera e propria associazione mafiosa transnazionale”. Da questo singolare ma intuibile intreccio muove l’imponente indagine svolta dalla triestina Swg con la collaborazione di Voices from the blogs sul legame tra criminalità, terrorismo e fonti di finanziamento. Il lavoro – finanziato dalla British American Tobacco – muove su due binari, come spiega a Pagine Ebraiche Riccardo Grassi, direttore di ricerca a SWG: da una parte il sondaggio che spiega la percezione che gli italiani hanno di Daesh e della mafia e di come queste due realtà criminali si finanzino; dall’altra si da voce a esperti e analisti del settore (decision makers) per comprendere meglio differenze e somiglianze tra i due fenomeni e come contrastarli. Sul primo fronte i dati sono chiari, gli italiani hanno una percezione maggiore del pericolo della mafia rispetto a quello di Daesh (come mostra il grafico a fianco) seppur non di molto. “È normale – spiega Grassi che ha curato l’indagine – c’è una certa consapevolezza sulla pericolosità della mafia per il sistema paese da parte degli italiani. La minaccia di Daesh è diversa, più immediata e violenta. A impressionare di più le persone in Italia sono stati gli attentati di Parigi (come dimostra il grafico sul pericolo di attentati in Italia), ancor più che Bruxelles, probabilmente per la vicinanza e per lo shock di poter essere colpiti ovunque nella propria quotidianità”. La minaccia, come confermava il procuratore antimafia Roberti in Italia, rispetto a eventuali attentati è reale, come dimostrano le operazioni di fine aprile in Lombardia. Secondo i decision maker interpellati da Swg, se è vero che il pericolo attacchi terroristici è una realtà è vero anche che l’attività di intelligence si sta mostrando efficace. Ma in un sistema come quello italiano, in cui come sottolinea Grassi la pervasività della mafia è evidente, gli esperti mettono in evidenza “il rischio che si corre a concentrare eccessivamente le risorse a disposizione sulla prevenzione e il contrasto al Daesh e al terrorismo internazionale” a fronte di un possibile indebolimento “delle energie con le quali si continua a lottare contro le mafie”. Le mafie non sono sconfitte e va mantenuta alta l’attenzione anche nei loro confronti, rilevano gli esperti intervistati da Swg. Il contrasto alle mafie e al terrorismo internazionale (in tutte le sue forme) passa, inoltre, anche da una forte capacità di presidiare investigativamente e socialmente i territori “e quindi richiede un impegno non solo di polizia ma anche di promozione sociale”.

Daniel Reichel, Pagine Ebraiche, maggio 2016