…terrorismo

Conoscevo molto bene Michael Feige, uno dei quattro uccisi nell’attentato di Sarona, il dinamico quartiere pieno di ristoranti proprio di fronte al ministero della Difesa israeliano a Tel Aviv. Era un sociologo molto noto che dopo aver studiato a Gerusalemme lavorava all’università di Beer Sheva, dove dirigeva il centro di studi israeliani, e alla Midreshet Sdé Boker, il college sorto in onore di Ben Gurion nel deserto, a pochi passi dalla baracca frugale dove si era ritirato il grande vecchio. Michael era uno specialista dei movimenti fondamentalisti religiosi ebraici e aveva scritto molti lavori sulla crescita degli insediamenti in Cisgiordania, la loro ideologia, il loro significato politico. Era un profondo ed equanime conoscitore dei fenomeni di cui scriveva, e allo stesso tempo non esitava a esprimere le sue critiche nei confronti di quella che lui riteneva una tendenza che ostacolava la pace e la normalizzazione in Israele. Con amaro cinismo si può ipotizzare che se i terroristi prima di uccidere chiedessero alla prossima vittima: “Scusi, lei come la pensa politicamente?”, forse in questo caso avrebbero concluso: “Questo qui no”. Ma i terroristi non pensano e non agiscono così. Il loro freddo, studiato e razionale, e allo stesso tempo impulsivo, barbaro e selvaggio comportamento non distingue fra una vittima che la pensa in un dato modo e una che la pensa diversamente. Le vittime predestinate sono tutti gli ebrei e tutti gli israeliani. Ho avuto anche modo una volta anni fa di visitare Yatta, il villaggio a sudest di Hebron da cui quella mattina erano partiti i due cugini terroristi. Se Carlo Levi ha potuto scrivere “Cristo si è fermato a Eboli”, qualcun altro avrebbe potuto scrivere “Maometto si è fermato a Yatta”. L’ultima frontiera dell’umanità, poi c’è solo l’animalità: uno dei posti più infimi e sottosviluppati dell’intera Cisgiordania, come luogo e come popolazione. Oggi nelle immagini televisive si osserva un certo miglioramento nella qualità delle abitazioni, ma soprattutto si notano i nuovi altissimi minareti. Tutto quello che succede in questi luoghi è l’approfondimento del fondamentalismo religioso islamico. Null’altro. Con o senza Daesh. Il terrorismo cieco e indiscriminato è una piaga che va combattuta in ogni istante e senza risparmio di energie. Allo stesso tempo, non si capisce proprio quale sia il vantaggio strategico che a Israele deriva dall’occupazione di un posto come Yatta.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

(16 giugno 2016)