Le opinioni degli ebrei italiani in Gran Bretagna
“Brexit? Un’incognita per tutti”
Sono ore decisive queste per il Regno Unito, i cui cittadini votano oggi per il referendum sulla Brexit: sull’uscita o meno del Paese dall’Unione Europea. E mentre gli inglesi vanno alle urne, sono molti i pensieri nella testa degli ebrei italiani che vivono in Gran Bretagna. Nessuno di loro si sbilancia sull’esito della votazione, visto quanto il risultato sia in bilico. “Se in Italia sentite di continuo parlare di Brexit, è facile immaginare quanto possa essere intenso il dibattito qui. Un giorno sembra che vinceranno quelli che vogliono uscire, il giorno dopo passano in netto vantaggio quelli che vogliono restare, dunque è davvero complicato fare previsioni”, spiega Pamela Lawi Spain, che vive a Londra e lavora nel mondo del marketing e della finanza. “Ero convinta che fosse scontato che tutti votassero ‘remain’ – aggiunge Laura Niada, learning advisor all’Università di Westminster – ma invece le persone che conosco difficilmente si sbilanciano”. Incerto su quale sia il destino migliore per il paese, Daniele Vitale, che lavora nella City e abita nei pressi della Capitale. “Sarebbe di certo più semplice per me – sottolinea – se gli inglesi decidessero di rimanere in Europa”. “Ho la sensazione che molti percepiscano l’Unione Europea come una forza che impedisce alla Gran Bretagna di dare il meglio di sé”, continua Vitale. “Non è una posizione irragionevole – osserva – visto che l’Ue impone in termini di politiche economiche degli standard medio-alti ai paesi che ne fanno parte. Se queste ad esempio possono spingere l’Italia a fare meglio, nel Regno Unito, dove esiste un mercato del lavoro più forte e più sano, con una certa apertura al mercato internazionale e politiche meritocratiche che funzionano, queste regole possono dare la sensazione di essere un freno per il paese. Di certo, se si votasse per Brexit sarebbe l’Europa a rimetterci maggiormente”. Inoltre, prosegue Vitale, “penso che quest’ultima opzione potrebbe anche indebolire i sostenitori di Israele a livello europeo, seppur il sostegno della Gran Bretagna a volte dovrebbe essere ancora più marcato di quanto non sia già”.
Per quanto riguarda il messaggio che riscuote più successo tra i sostenitori di Brexit, legato al tema dell’immigrazione, Vitale ricorda che solo a Londra i dati riportati dal Financial Times parlano di 500mila italiani, e dunque non ritiene strano che sia questo uno dei maggiori argomenti di dibattito. Lawi osserva però a sua volta che esiste una sostanziale differenza tra la Capitale, a cui lei si riferisce come una “bolla”, e il resto del Paese, in particolare le zone rurali, che individua come più inclini a votare per Brexit. “Nel campo in cui lavoro, dove le persone sono ovviamente molto attente all’andamento del mercato, si teme che la situazione di incertezza legata a un’eventuale uscita causerebbe forti crolli, mentre una permanenza all’interno dell’UE garantirebbe maggiore stabilità”, l’analisi di Lawi. “Allo stesso tempo mi rendo conto che nelle fasce più basse della popolazione il tema dell’immigrazione viene percepito maggiormente come una minaccia”, aggiunge, citando l’esempio dei molti cittadini che arrivano in Inghilterra dai paesi dell’Est Europa e lavorano in molti casi nel settore dell’edilizia, accettando paghe più basse e venendo dunque preferiti a muratori britannici. “Credo che un eventuale successo di Brexit causerebbe alla Gran Bretagna un periodo di circa cinque anni di grande riassestamento – conclude – ma alla fine sono convinta che il paese riuscirebbe a rimettersi in piedi”.
Niada descrive invece la situazione in ambito accademico: “mentre negli ultimi mesi si parlava di questo argomento mi sono sempre più accorta che le persone preferiscono rimanere ambigue, non vogliono dare giudizi chiari. Mi ha stupito – spiega – perché ero convinta che rimanere fosse una scelta condivisa da tutti, su cui neanche dover riflettere, specialmente in un ambiente di persone colte e cosmopolite come quello in cui lavoro”. Alla luce di questo, la situazione resta per lei dunque confusa, anche a poche ore dal verdetto finale.
Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked
(23 giugno 2016)