etica…

In Israele, abbiamo il vantaggio della lettura di una parashà e questo shabbat saremo in piena lettura di “Shelach Lechà” del brano biblico che racconta l’invio, da parte di Moshè, degli esploratori di Eretz Israel che torneranno al popolo ebraico raccontando di una terra molto buona, ma impossibile da conquistare e causando quindi la punizione dei quaranta anni di cammino nel deserto, in altre parole della scomparsa di una generazione, quella che non ha avuto fiducia nella potenza di Dio e di se stessi ed ha pianto per una missione che non ha nemmeno provato a portare avanti.
Molti commentatori, Rashi, il Kli Yakar, l’Or Hachaiim, sottolineano come il “lechà”, per te che compare nelle parole di Dio sia una sorta di richiamo a Moshè a prendersi la responsabilità di questa missione tanto pomposa quanto sventurata, senza concedergli via di fuga del tipo: “Ma non potevo fare altro, il contesto non mi permette altro, la realtà che stiamo vivendo non può cambiare, bisogna essere cauti, siamo pochi, dobbiamo difendere le nostre identità, è troppo pericoloso…etc. etc.” Manda per te, caro Moshè, gli dice Dio, manda per te e non ti nascondere dietro ragioni che non esistono e dubbi che tu stesso stai costruendo. Manda per te ed assumiti la responsabilità di questa sventurata riunione di principi di Israele che stanno per partire anche in nome tuo. Manda per te e non nasconderti dietre alleanze, discorsi, pensieri, accordi che volano di bocca in bocca tra le tribù di Israele ed i suoi notabili rappresentanti. Manda per te e, diremmo noi, mettici la faccia, cioè sii leader fino in fondo, al di là dei ruoli tribali, degli accordi elettorali, delle scelte di gruppi. E in quel lechà, per te, si nasconde forse il più forte richiamo all’impegno di un’etica personale che si sia mai potuto immaginare.

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino

(24 giugno 2016)