Francia – La preghiera per la Repubblica
e per le forze dell’ordine
“Che l’Eterno accordi la sua protezione e la sua benedizione alle nostre forze dell’ordine e ai nostri soldati impegnati nel nostro paese e in tutto il mondo per difendere la Francia e i suoi valori. La forza morale, il coraggio e la tenacia che li animano sono il nostro onore”. Questa la preghiera per la Repubblica letta ogni Shabbat nelle sinagoghe francesi, così come completata dal Gran rabbino di Francia Haim Korsia, il quale negli scorsi giorni ha aggiunto una menzione alle forze dell’ordine all’opera per garantire la sicurezza sul territorio nazionale. Era stato sempre lui a voler inserire negli anni scorsi una frase in riferimento ai soldati attivi per proteggere la Francia, ma dopo le recenti tragedie che hanno scosso il paese e la sua Comunità ebraica ha sentito di dover aggiungere questa precisazione a una preghiera da lui considerata di fondamentale importanza. “Pregare orgogliosamente per il bene della propria patria è il dovere di ogni ebreo”, aveva infatti affermato l’anno scorso al Moked di Milano Marittima, la grande convention primaverile dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Proprio in quell’occasione aveva posto un interrogativo: “Perché nelle Comunità italiane questo non avviene?”. “Non c’è bisogno per gli ebrei italiani di fare preghiere “politiche” per dimostrare quello che sono e sentono – aveva risposto attraverso un intervento su Pagine Ebraiche il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni – cittadini di identità complessa e non esclusiva, in cui la parte italiana è comunque essenziale, profonda e radicale come è l’amore per questa terra”.
La preghiera recitata nelle sinagoghe francesi chiede a Dio di proteggere la Repubblica e il popolo francese, di far fiorire e prosperare la Francia e benedice i soldati che ne difendono i valori (“Signore, D. nostro, Re del mondo, a cui appartengono la forza e la potenza e attraverso cui solo tutto si eleva e si afferma, benedici e proteggi la Repubblica Francese e il popolo francese”). Ufficializzata nel 1808 al momento della creazione dell’organo di rappresentanza del Consistoire Central Israélite de France, di cui il Gran rabbino è una delle due autorità, la preghiera viene recitata nel corso della preghiera della mattina dello Shabbat e anche durante quella delle feste solenni. La riaffermazione orgogliosa dell’identità nazionale è il simbolo di una delle sfide chiavi del magistero di Korsia, che oltre a essere Gran rabbino dal 2014 è anche rabbino generale delle Forze armate. “Prima ancora che fossi eletto Gran rabbino di Francia – aveva raccontato il rav – l’esercito francese ebbe gravi perdite in Afghanistan. Fu allora che suggerii di inserire nella preghiera che noi ebrei francesi pronunciamo per il bene della Repubblica, una parte dedicata ai militari francesi attivi in operazioni militari. È stata poi una mia scelta che questa preghiera venisse recitata sempre e non solo durante eventi istituzionali e che venisse pronunciata nella nostra lingua, cosicché tutti potessero ascoltarla senza difficoltà”. A questo, ha ora dichiarato, si aggiunge ora anche “una menzione alle forze dell’ordine che assicurano la nostra sicurezza sul territorio nazionale”, in omaggio ai poliziotti e ai militari che da diversi mesi sono stati mobilitati per proteggere più di 700 siti ebraici in Francia, tra cui sinagoghe, centri comunitari e scuole.
“Aderendo al mio invito ora anche molti esponenti della comunità musulmana hanno elaborato una propria preghiera in questo senso. E forse – la sua provocazione lanciata al Moked – sarebbe auspicabile che anche gli ebrei italiani facessero lo stesso per il loro Stato”. Il presidente dell’Assemblea rabbinica italiana rav Giuseppe Momigliano aveva subito spiegato come una versione italiana della preghiera esistesse in passato: “Gli ebrei italiani si sono battuti con valore per l’Unità d’Italia e durante la Prima guerra mondiale. Parte di loro purtroppo appoggiò anche il regime fascista. Quando vennero emanate le leggi razziste del 1938 si sentirono traditi. E dopo la guerra e la Shoah, la preghiera per la salvezza della patria cadde in disuso”. A ripercorrere in seguito la storia della preghiera per lo Stato italiano è stato il rav Di Segni, che nel suo intervento su Pagine Ebraiche concordava con Momigliano sul fatto che “ogni Paese ha la sua storia e la sua sensibilità e in questa faccenda la dimensione halakhica è inevitabilmente mescolata a quella storico-politica e i modelli (e forse le forzature) differenti non sono qui applicabili”. Di Segni aggiungeva quindi che “dentro e fuori il Beth haKnesset la preghiera, qualsiasi preghiera, si fa per un sentimento e un dovere condiviso, non per opportunità politiche. Ben venga allora, ciò chiarito, una bella e sobria preghiera per questa terra e questo Stato. In questo dibattito però – la sua conclusione – non sono molto utili, come modello da seguire, le sollecitazioni che vengono dalla Francia (dove è stato scelto come Grand Rabbin proprio il rabbino capo delle forze armate), tanto più in un momento come questo in cui l’identità degli ebrei francesi è sottoposta a dura prova e qualcuno sente bisogno di sottolineature che qua non sono né richieste né necessarie”.
f.m. twitter @fmatalonmoked
(Il disegno è di Giorgio Albertini)
(26 giugno 2016)