La sfida dell’Europa, ricostruire l’Unione dopo Brexit

rassegnaDopo l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea, la grande preoccupazione è la disgregazione del Vecchio continente sotto il peso di nazionalismi e populismi. Per l’ex Primo ministro italiano Giuliano Amato, intervistato dal Sole 24 Ore, Germania, Francia e Italia devono trainare l’Europa verso un percorso di ricostruzione politica che mostri ai cittadini europei che “Con la maggiore integrazione si sta meglio, il futuro è meno incerto, e i processi complessi con cui occorre fare i conti si possono governare insieme”. “Occorre invece ripartire da Ventotene, dove nacque l’idea di Spinelli degli Stati Uniti d’Europa diritti, solidarietà, Stato sociale”, sottolinea alla Stampa la presidente della Camera Laura Boldrini. Anche l’Osservatore Romano mette in luce la necessità di un ritorno a un Europa solidale riportando le parole del presidente UCEI Renzo Gattegna: per il quale “l’Europa libera, aperta e inclusiva, sognata e realizzata dai nostri padri, è ora minacciata”. Per Gattegna, sottolinea il quotidiano vaticano, “è ora che tutte le nazioni che fanno parte della grande famiglia europea ritrovino un reale senso di unità e cooperazione e che insieme combattano affinché i veleni del populismo e gli inquietanti propositi razzisti, xenofobi e reazionari siano sconfitti”. Ed è anche “il momento, per tutti gli ebrei d’Europa, di riprendere in mano quei valori che abbiamo da sempre il compito di attualizzare: democrazia, tolleranza, strenua difesa della libertà d’espressione e della giustizia sociale”.

Brexit, in 2 milioni ci ripensano. Mentre Marine Le Pen spinge per un referendum per l’uscita della Francia dall’Unione (Hollande ha già detto no, La Stampa) e la Danimarca accarezza l’idea di seguire l’esempio Brexit (Copenhagen, come racconta La Stampa, è terrorizzata dagli immigrati: e lo dimostra la recente legge per il sequestro ai rifugiati di tutti “i beni personali di valore superiore a 1340 euro, per finanziarne il mantenimento. Una norma che è stata da molti paragonata a quella varata dai nazisti contro gli ebrei”, La Stampa), in Gran Bretagna in due milioni hanno firmato per lanciare un altro referendum per rimanere nell’Ue (Il Mattino).

I partigiani di Appelfeld. Sull’inserto domenicale del Sole 24 Ore, una breve anticipazione del libro di Aharon Appelfeld I partigiani, da gennaio in libreria per Guanda (tradotto da Elena Loewenthal). “Il libro racconta la storia di un ragazzo che si unisce a una banda di partigiani ebrei che combattono contro il nazismo e cercano di salvare i loro correligionari”.

Milano, sfilata arcobaleno. “Sul tema dei diritti civili bisogna partire dalle scuole. Credo che in generale sulle discriminazioni e sui messaggi contro la violenza si debba cominciare dai bambini, che sono molto più sensibili”. Così il neosindaco di Milano Beppe Sala, parlando al margine della manifestazione del gay pride in città (Corriere della Sera), nel corso della quale sono state ricordate le vittime della strage di Orlando. Il Giorno scrive che è “l’unica manifestazione al mondo in cui possono sfilare in pacifica successione le ‘collettive femministe’ e gli ebrei con kippà arcobaleno, che fa da sfondo qui alla stella di David, più in là alla scritta ‘Allah Loves Equality’”.

Genocidio armeno. Tra coloro che hanno riconosciuto il genocidio armeno come tale, anche papa Bergoglio in questi giorni in visita in Armenia. Bergoglio, racconta La Stampa, ha reso omaggio con “una preghiera al milione e mezzo di armeni sterminati”. Per la Turchia la scelta del pontefice “di parlare di genocidio dimostra una mentalità da crociata”.

Radici e dialogo. Sull’Osservatore Romano, la presentazione del volume Emergence, renouvellement et critique du XIX à nos jours, a cura di Danielle Delmaire, Marie-Hélène Robert e Olivier Rota, sull’evoluzione del rapporto, dall’Ottocento a oggi, dell’approccio del mondo cattolico nei confronti di quello ebraico.

Non è mai troppo tardi. Marco Belpoliti su Repubblica racconta l’ultimo lavoro di Isca Salzberger-Wittenberg, psicoanalista inglese, Sulla fine e suIl’inizio (Astrolabio). “Di famiglia ebraica, padre rabbino internato in un lager, nel 1939 riesce a lasciare la sua patria per approdare in Inghilterra – racconta Belpoliti di Salzberger-Wittenberg – Come straniera non ha vita facile; riesce a studiare grazie a borse di studio e vive lunghi periodi separata dai cari. A novant’anni scrive: ‘Essere trattata da emarginata mi portò al desiderio di costruire ponti’. Isca appartiene a quella genia di ebrei che sanno trasformare le disgrazie in qualcosa di positivo: capacità di tendere l’orecchio al dolore degli altri, cercare di cambiare. E essere ben poco conformista”.

Il nuovo romanzo di Jonathan Safran Foer. “Aspirazioni deluse, rabbia, sensi di colpa, ribellioni, pensieri suicidi” e “a complicare la vita interviene in Medio Oriente una violentissima scossa tellurica, che produce danni catastrofici tra Israele e Stati arabi”. Così Repubblica racconta l’ultimo romanzo di Safran Foer, incentrato su una famiglia ebraica americana, che vive dei suoi drammi interni e che si intrecciano poi con un rivolgimento in Israele.

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked