La vacanza dei superstiti
Non giudicare un libro dalla copertina, dicono. Poi guardi quella de La vacanza dei superstiti, di Franca Valeri ( Einaudi – Euro 16,50 ), e trovi una delle buone eccezioni alla regola. Non fosse per il sottotitolo, che ometto volontariamente tanto è pessimo, assegnerei a questo libro appena edito l’inchino e lo sguardo riconoscente che si deve alla sola vera aristocrazia che riconosco, quella dell’eccellenza. Giudizio confermato e rafforzato dalla lettura di questo breviario dell’età matura che l’umorista italiana compone, fra indulgenza e sprezzatura.
Sulla vecchiaia si sono esercitati filosofi e sociologi, ma proprio l’appartenenza a un campo di indagine – e la necessità, per loro, di adeguare la loro lingua al tema – impedisce la leggerezza della quale invece la Valeri soffonde le pagine. Non cerca, anzi, fugge al tentativo di insegnare, o di creare un sistema; i capoversi si susseguono guidati da una voce sicura quanto errante, e l’effetto è straordinario. È controintuitiva, è spiazzante la signora Norsa, e in questo suo libro fa onore al poeta francese cui ha preso il cognome d’arte.
Non è dunque un libro per tutti, il suo. Ma chi ne ha seguito e apprezzato il lavoro in teatro, cinema, radio e televisione vi ritroverà, distillata, la maestria di una artista che si confonde, senza mai sovrapporsi, ai personaggi che interpreta.
Di telefoni cellulari, di contesse tatuate, di telecronisti ignavi, di croceristi da fermi, di stilisti sgraziati o sagge cameriere che scriva, Franca Valeri illumina con il proprio sguardo sghembo la realtà apparente. Il suo incedere a scatti, il tremore che ritma la sua frase è di per se una modalità: lo Sguardo-Valeri è una lente prismatica che scompone ciò che l’abitudine e la pigrizia mentale ci fa sembrare definito una volta per tutte.
Non imita, la Valeri, né usa le marionette del teatrino della politica, non cerca facili risate o ghignate scurrili come usano fare invece quasi tutti, anche i migliori comici italiani.
Che sia negli abiti della Signorina Snob o in quelli della Sora Cecioni, è la sua voce a vestire i personaggi, il che mi riporta alla copertina del libro: il ritratto di Fiorenzo Nicoli, necessariamente un bianco e nero, ferma in un’espressione al tempo stesso perplessa e vivace il pensiero di Franca Valeri ( e le frasi, i capitoli del libro – mi viene in mente adesso – potrebbero essere i fumetti che ‘escono’ da quel volto e quella posa in copertina ). Il vestito senza tempo; i due anelli e l’orologio che la postura delle mani mostrano senza esibire; la frangetta che addolcisce la linea corrucciata delle sopracciglia sono elementi coerenti di una immagine alla quale il titolo – il titolo soltanto ( fate come me, sbianchettate il sottotitolo ) – conferisce valore di un senso-sentimento che non riguarda soltanto i novantenni, ma tutti noi perplessi superstiti di un tempo che non è più il nostro.
Valeria Fiandra
(30 giugno 2016)