Shir shishi – “Sono sprofondato padre, e negli abissi sei assente”
Per questo venerdì, ho scelto di riportare parole molto particolari: si tratta dell’elegia o canto di preghiera recitato durante il funerale di Michael Mark, il direttore della Yeshiva che è stato assassinato il 3 luglio scorso. Queste parole sono state scritte dal figlio Yehoshua, un ragazzo giovane, per piangere la morte crudele del padre. Anche se non si tratta della lirica di un poeta, penso meriti di essere letta anche in italiano.
Padre mio, la forza e la tenerezza.
La forza della tenerezza.
L’equilibrio. Anima più profonda del mare
E amico con tutti.
Uno sguardo penetrante e io penso alla teshuva. Quando
quegli occhi avvolgono, so che insieme oggi
supereremo ogni sciagura. Col passare degli anni
si schiariscono altre tue
profondità. Altra gente, sembra,
si appoggiano, con lui si consigliano. Pubblico
di ammiratori. Da te hai studiato e
a noi tutti insegnato ad accettare l’altro,
amarlo. Padre – uomo della cabbala,
della sposa, del dare infinito
e del pensiero. Un pensiero singolare. Comprensione
della realtà stratificata. Padre, cosa
dirò e cosa racconterò? Non c’è foglio che tenga.
Il mio cuore si spezza di nostalgia.
Il Mar Rosso si lacera e placido non tornerà.
Son sprofondato, padre, negli abissi sei assente.
Si è prosciugato il mio cuore, assetato per il tuo amore. Hashem
ha soddisfatto la Sua volontà,
e cosa sarà di noi?
Accetteremo con amore?
A chi andrà la nostra maledizione?
Sarah Kaminski, Università di Torino