Sotterranei

anna segreNel caldo umido dell’estate torinese i muri stessi della scuola, i banchi e le lavagne sembrano spossati e grondanti di sudore. Dall’alto arrivano le voci attutite degli orali dell’esame di stato e dei corsi di recupero. Al pianterreno sono esposti i tabelloni con i risultati delle prove scritte e gli esiti degli scrutini di tutte le altre classi, mentre negli uffici la segreteria lavora a pieno ritmo. Sopra le nostre teste e intorno a noi è tutto un fiorire di moduli da compilare e moduli compilati, tabelle da completare e tabelle appese. Ma il vero cuore pulsante della burocrazia si trova in realtà sotto di noi, e lo scopro avventurandomi con due colleghe in un labirinto di corridoi umidissimi e odorosi di muffa ma almeno finalmente freschi. Ecco l’archivio, cent’anni di elenchi e carte varie. Cent’anni di allievi iscritti e ritirati, promossi e respinti, cent’anni di voti e di scrutini.
Quanti allievi dell’anno scolastico 1937-38 non c’erano più nel 1938-39?
Qualcuno ha già fatto la ricerca prima di noi e ha parlato di una quarantina, ma (probabilmente per ragioni di privacy) ha omesso volutamente i nomi. Ecco un compito per me, intuitivo e non sistematico: da questi elenchi che – inconsapevolmente e contro ogni aspettativa di chi li ha pigramente compilati in un secolo di estati calde e umide – sono diventati Storia, tirare fuori le singole storie: esili, fughe, deportazioni, ma anche carriere, successi professionali, figli e nipoti. Intanto le mie colleghe scoprono altre cose interessanti: circolari ministeriali sull’espulsione degli allievi ebrei, carteggi, istanze e ricorsi. E ancora: l’elenco degli insegnanti dell’anno scolastico 1936-37. Almeno una di loro, Giorgina Levi, sarà destinata a sparire dopo l’anno scolastico successivo, e molti decenni dopo racconterà: “Allora insegnavo al liceo Alfieri e il preside, un tempo mio professore di italiano al liceo Cavour, quando mi congedai mi domandò: ‘Ma tu appartieni proprio all’internazionale giudaica plutocratica massonica?’. Mi cascarono le braccia nell’ascoltare quella domanda assurda. Pensare che facessi parte di un complotto giudaico-massonico! Purtroppo la propaganda razzista attecchisce anche tra la gente colta.”
Considerazione che purtroppo non ha perso validità né attualità.

Anna Segre, insegnante

(8 luglio 2016)