Di Maio: “Governo a 5 Stelle riconoscerà lo Stato palestinese”

rassegnaDa Hebron in Cisgiordania, la delegazione Cinque Stelle – impegnata in una visita nella regione – per bocca di Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, dichiara che “con noi al governo, l’Italia riconoscerà lo Stato palestinese” (Repubblica). Un riconoscimento che“si deve basare sui confini del 1967 e deve comportare anche il ritiro dal Golan. – affermano i 5 Stelle – Bisogna partire da lì per arrivare a un eventuale scambio di terre basato su accordi locali”. Una posizione, affermano, che fa riferimento alla posizione dell’Onu e non tiene conto di quanto più volte espresso dal Premier israeliano Benjamin Netanyahu: la pace con i palestinesi è possibile solo con i negoziati diretti, non con riconoscimenti terzi. Per Di Maio – che con il viaggio in Israele, spiegano i media italiani, prepara la sua candidatura a Primo ministro – i problemi tra israeliani e palestinesi si risolveranno “se si riconosceranno due popoli e due Stati e la Ue dovrebbe avviare negoziati come Ue e non con i soliti attori” (intervista sul Corriere della Sera).

Israele, come rispondere al terrorismo. Sul Corriere un articolo prende Israele come modello rispetto alla capacità di rispondere alla minaccia terroristica. “L’abitudine a convivere con il terrorismo, seppure al prezzo di dolore e sforzi, non ha impedito alla società dello Stato ebraico di ottenere risultati positivi. Tra il 2004 e il 2013 – riporta il quotidiano – Israele ha avuto una media di sviluppo economico di circa il 5% all’anno. Anche quando tensioni internazionali lo h anno contratto, il tasso di crescita è stato migliore del nostro: nel 2015, il 2,5%. Le vittime sarebbero state di più se la prevenzione non fosse stata di alto livello”. 

Ebraismo polacco. Il libro di Wlodek Goldkorn Il bambino nella neve (Feltrinelli) è lo spunto per lo storico David Bidussa per riflettere, in un articolo pubblicato sul domenicale del Sole 24 Ore, sulla storia del mondo ebraico polacco, in particolare dopo la fine della Second guerra mondiale. “Sulla falsa riga di ricostruire la storia della sua famiglia – scrive Bidussa – ciò che Goldkorn propone è un viaggio inquieto in quel mondo ebraico-polacco di tradizione non sionista, laico, che ha investito speranze nel progetto bundista, il movimento socialista ebraico antisionista, che ha rinnovato la sua speranza di libertà e di emancipazione nella Polonia del secondo dopoguerra”. 

Islam moderato. Su Repubblica Milano, l’assessore alla Cultura della Comunità ebraica milanese Davide Romano racconta l’esperienza del progetto Yalla Italia, che vedeva “una redazione composta da ragazzi di seconda generazione di origine arabo-islamica”. Iniziativa lodevole, afferma Romano, ma che si è chiusa per mancanza di fondi e “nel contempo altre realtà del mondo islamico godevano di finanziamenti sostanzialmente illimitati, da parte di Paesi che vogliono promuovere le proprie visioni radicali”. Altro esempio positivo citato nel pezzo, un progetto avviato con l’amministrazione penitenziaria lombarda in collaborazione con la Caritas, la Comunita ebraica, e quella islamica Partita per l’educazione alla diversità diretta agli agenti penitenziari.

Sefer ha-Zohar, “Il libro dello splendore”. “È stato per secoli, per alcuni è ancora, uno specchio fatto di parole. È il più famoso e influente capolavoro del misticismo ebraico, ma è anche una superficie misteriosa, capace di riflettere il volto gioioso e quello tragico della diaspora”. Così Giulio Busi sul domenicale del Sole 24 Ore presenta lo Zohar, in occasione dell’uscita del decimo volume dell’immensa opera di traduzione in inglese curata da Nathan Wolski (The Zohar, Pritzker Edition).

Keret racconta Keret.  “Della mia storia personale si può parlare come di una storia di guerra continua. Chi racconta storie ha però un privilegio: può decidere quali aspetti della propria vita sono importanti e quali tengono insieme stagioni tra loro diverse. È vero: sono nato nella guerra del ’67, per quella del ’73 andavo alle Elementari, facevo le Superiori con la guerra del Libano e la mia vita avanza tra una guerra e l’altra”. Questo l’incipit di un lungo racconto di Etgar Keret, scrittore israeliano, pubblicato oggi dal Corriere Lettura.

Daniel Reichel

(10 luglio 2016)