L’Egitto, un alleato strategico
Il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry è in Israele in queste ore, per un incontro con il Primo ministro Benjamin Netanyahu. Se si pensa che per trovare l’ultimo precedente bisogna risalire a nove anni fa, a un altro Medio Oriente, si capisce bene la valenza dell’avvenimento.
La stampa israeliana inquadra la visita soprattutto nell’ambito degli sforzi per riavviare il processo di pace, ricordando le dichiarazioni in questo frangente del presidente Abdel-Fattah al-Sissi degli ultimi mesi, e citando il fatto che lo stesso Shoukry ha incontrato il presidente palestinese Abu Mazen solo due settimane fa a Ramallah.
“Questa visita è importante per molte ragioni, dimostra il cambiamento nei rapporti tra Israele ed Egitto, che include l’importante appello del presidente Sissi per l’avanzamento del processo di pace, sia con Israele sia con gli Stati arabi” ha dichiarato Netanyahu all’inizio della riunione settimanale del Consiglio dei ministri, confermando le prime indiscrezioni.
Tra i punti in agenda dovrebbero esserci anche gli sforzi congiunti dei due paesi per recuperare i resti del volo della Egypt Air precipitato nel Mediterraneo lo scorso maggio (alcuni detriti sono stati ritrovati sulle spiagge della città israeliana di Netanya negli scorsi giorni), e la sicurezza, in particolare riguardo alla situazione della penisola del Sinai, dove entrambi condividono la preoccupazione di contrastare la presenza di elementi legati allo Stato islamico e altri gruppi radicali.
L’incontro tra Netanyahu e Shoukry si inserisce in un quadro di costante miglioramento di rapporti tra Israele ed Egitto: qualche giorno fa per esempio l’Associated Press ha pubblicato un’intervista con l’ambasciatore di Gerusalemme al Cairo Haim Koren.
“Questo è uno dei momenti migliori in termini di cooperazione tra i due governi” ha spiegato il diplomatico, che svolge l’attuale incarico dal 2014. “Abbiamo un nemico comune nel senso che il terrorismo, e in particolare il terrorismo che trova ispirazione nel radicalismo islamico, ha la stessa radice, che provenga da Hamas, la Fratellanza musulmana, l’Isis, Al Nusra o Al Qaeda. Siamo tutti sulla stessa barca”.
Certo, alcuni punti di divergenza rimangono, in particolare legati alla questione palestinese: lo stesso ministero degli Esteri egiziano ha emesso una nota di condanna dell’annuncio del governo israeliano riguardante la costruzione di nuove unità abitative al di fuori del confine del ’67 in risposta agli ultimi attentati perpetrati da terroristi palestinesi. Oltre al fatto che al di là dei rapporti tra le due classi dirigenti, nella società egiziana un mix di antisemitismo e odio verso Israele è molto radicato.
E tuttavia, gli interessi comuni tra i due paesi, in termini politici ma anche economici, favoriscono la crescita di nuovi legami. Al punto che secondo alcune fonti diplomatiche citate dai media israeliani, l’incontro di oggi potrebbe essere preparatorio a un viaggio al Cairo di Netanyahu. Una mossa per cui, in caso di effettiva realizzazione, l’abusato aggettivo “storico” non sarebbe forse fuori luogo.
Rossella Tercatin
(10 luglio 2016)