Qui Venezia – Il Ghetto, metafora globale

the ghetto as a global metaphoreAperto questa mattina dai saluti di Flavio Gregori, preside della facoltà di Lingue e responsabile delle attività culturali dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, il convegno internazionale intitolato “Il ghetto come metafora globale” va ad aggiungersi al ricco programma di convegni, lezioni e approfondimenti dedicati al cinquecentenario dell’istituzione del Ghetto di Venezia. L’iniziativa, organizzata congiuntamente dalla Princeton University, da Ca’ Foscari e dal Comitato per i 500 anni del Ghetto, porta oggi l’attenzione internazionale sull’idea del “ghetto fuori dal ghetto” uscendo dalla specificità veneziana, a partire dal recente volume del sociologo Mitchell Duneier, attualmente docente a Princeton, che ha pubblicato presso Farrar, Straus and Giroux Ghetto: The Invention of a Place, the History of an Idea. Un ribaltamento di prospettiva importante, che dopo mesi in cui tutte le attenzioni sono state dedicate al ghetto simbolo di tutte le esclusioni hanno portato a Venezia storici, antropologi, sociologi a discutere di casi specifici e a ragionare sull’origine e sulla storia del termine e poi del concetto, declinato in una prospettiva internazionale che ne comprende i molteplici aspetti, sia culturali che geografici e soprattutto sociali.
the-ghetto-as-global-metaphorShaul Bassi, anima e motore di tante delle iniziative che arricchiscono il programma di VeniceGhetto500, ha aperto la prima sessione con “Introduction: Reimaging the Ghetto”, seguito da Richard Sennet, docente della New York University e della London School of Economics che ha fatto una lezione su “The Ghetto and the Foreigner”. A seguire Benjamin Ravid (Brandeis University) ha portato un contributo intitolato semplicemente “The Ghetto of Venice” subito prima di “The Ghetto of Rome”, di Kenneth Stow (Haifa University). L’intervento di Barbara Kirschenblatt Gimblett, curatrice di Polin, il Museo sulla storia degli ebrei polacchi recentemente inaugurato a Varsavia, con “The Nazi Ghetto” inteviene prima di Pan Guang della Shangai Academy of Social Science che chiude la sessione con “The Ghetto of Shangai”, mentre purtroppo l’attesa relazione di Alessandro Portelli (il docente della Sapienza di Roma che sarebbe dovuto intervenire sul Massacro delle Fosse Ardeatine) non avrà luogo.
La sessione pomeridiana, aperta proprio da Mitchell Duneier, su “The Idea of the Ghetto”, continuerà con Elijah Anderson e George Chauncey (entrambi Yale University) su “The African American Ghetto” e “The Gay Ghetto”, rispettivamente. La scrittrice Igiaba Scego, con “Ghetto Europe?” precederà l’intervento finale di Homi Bhabha, studioso di Harverd che chiuderà il convegno con “Ghettoes adn Cosmopolitanism”.
I partecipanti, poi, oltre agli interventi e alle discussioni che per tutta la giornata animano l’Aula Magna Silvio Trentin, potranno approfittare di due eventi collaterali di grande interesse: il concerto curato da Alessandro Portelli e intitolato “We are not going back. Migrant music of resistance, memory and pride” e l’inaugurazione della mostra di fotografie di Devin Allen e Ovie Carter dedicata ai ghetti di Chicago e Baltimora, che resterà aperta alle Zattere anche nelle prossime settimane.

Ada Treves twitter @atrevesmoked

(12 luglio 2016)