Il Memoriale e i profughi,
un impegno rinnovato

rassegna“Sopra il soffitto di cemento si sentono i treni partire. E un rumore di tuono, solo molto più lungo. E ogni volta è una stretta allo stomaco. Col pensiero alle migliaia che da qui tanti anni fa partirono per Auschwitz e davanti agli occhi quelli che invece sono in viaggio oggi”. Il Corriere racconta in questi termini il rinnovato impegno del Memoriale della Shoah di Milano sul fronte dell’accoglienza.
“È la seconda stagione del Binario 21 aperto all’accoglienza notturna dei profughi. Fondazione memoriale della Shoah e Comunità di Sant’Egidio ancora insieme – si legge – per unire accoglienza e testimonianza: 40 posti-letto, docce, cena e colazione ogni giorno dall’altro ieri fino al prossimo autunno, così come lo scorso anno dal 22 giugno al 14 novembre con quasi cinquemila persone ospitate negli spazi accanto al museo che Liliana Segre aveva voluto fosse dominato, al suo ingresso, dalla parola ‘Indifferenza’ scolpita in lettere alte due metri e di fronte a cui questi ragazzi e ragazze provenienti dalla Somalia, dal Sudan, dall’Eritrea, dall’Afghanistan così come lo scorso anno soprattutto dalla Siria si fermano e chiedono ‘puoi tradurre?’. E restano muti a guardare. Roberto Jarach per la Fondazione e Stefano Pasta per Sant’Egidio spiegano che la principale differenza con l’anno scorso è proprio la questione delle frontiere chiuse. Perché stiamo parlando di uomini e donne la cui meta finale non sarebbe Milano ma quasi sempre il Nord Europa”.

Nel mondo è Pokemon Go mania. Ma, come spiega Riccardo Luna su Repubblica, il settimo giorno dalla sua uscita sul mercato il videogioco più popolare del mondo, la app più scaricata di sempre, “si ferma nel luogo sbagliato”. E cioè in Polonia, sulla porta del campo di concentramento nazista di Auschwitz. “Succede che un utente, giocando come milioni di altre persone stanno facendo in questo esatto momento – scrive Luna – abbia ricevuto sul telefonino la segnalazione che un pupazzetto è nascosto proprio lì, dove i tedeschi sterminavano gli ebrei nella Seconda Guerra mondiale; e succede che il giocatore sia andato a verificare, perché il gioco funziona così; e che sul telefonino, davanti a una lapide del memoriale, con i nomi dei morti, sia comparso il disegno di un topo violaceo e ringhioso. II giocatore lo ha catturato con un clic, perché si gioca così, e ha postato la foto in rete. Tecnicamente il sovrapporre delle immagini virtuali a immagini reali si chiama ‘realtà aumentata’, ma francamente in casi come questi sarebbe più giusto parlare di ‘realtà peggiorata’”.

Una pagina del settimanale Famiglia Cristiana è dedicata oggi a Noemi Di Segni, neo presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Scrive l’ex vicedirettrice (oggi opinionista) Franca Zambonini: “Per gli auguri alla neo-presidente Noemi Di Segni prendo in prestito le parole della cantautrice israeliana Sarit Hadad da lei citata: tutto andrà bene e, nonostante gli ostacoli, ce la farà”. Il settimanale ricorda come anche la più grande Comunità locale, Roma, abbia un presidente donna: Ruth Dureghello.

L’esecuzione alla quale era sfuggito per un soffio? Pura immaginazione. L’incontro con Mengele? Impossibile, perché al tempo della sua ipotetica fuga il dottore non era ancora arrivato ad Auschwitz. Sul Quotidiano Nazionale la storia di Joseph Hirt, psicologo in pensione di Adamstown (Pennsylvania) che per molti anni si è finto un sopravvissuto al lager nazista.

Sul settimanale Tempi il rav Giuseppe Laras rilegge alcuni classici. “I Classici di Roma – viene spiegato – mostrano che l’empietà al governo è un fatto tutt’altro che straordinario. Specie quando il governo è affidato a uomini meno che ordinari”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(14 luglio 2016)