L’età delle demagogie – L’antipolitica abita sul web

demenza digitale“Ho impiegato del tempo per capire che la novità che avevamo davanti, nelle sue grandi linee, era la replica di un film già visto molte volte. Nella storia italiana chi dice di essere il nuovo, il purissimo, l’incontaminato, lo fa per non far capire che è vecchio, anzi vecchissimo”. Apre con questa premessa il suo “I Purissimi: I nuovi vecchi italiani di Beppe Grillo” (Feltrinelli) lo storico David Bidussa. Sin dall’inizio ci chiarisce che la strada del “nuovo”, rivendicata a pieni polmoni e in ogni occasione dal Movimento Cinque Stelle e dalla sua guida politica, il comico Grillo, non è altro che un percorso già battuto da altri, più volte. E i puri, nella precisa narrazione di Bidussa, quelli del nuovo abito della politica, quelli che indossano vestiti bianchi e candidi, anzi i più bianchi e candidi, si rivelano come riproposizioni di altro che già c’era. Non basta la rete, non basta internet e la sua presunta democraticità per dimostrare la novità di un mondo nato sì a attorno a un blog, beppegrillo.it, e quindi nella realtà 2.0 ma che non sfugge alle regole e deformazioni della vita analogica. “Più che uno spazio di discussione – scrive Bidussa – beppegrillo.it sembra un ordine, con le sue regole non violabili, pena la sanzione di espulsione. Per i trasgressori, gli ‘infedeli’, i corruttibili o, più laicamente, i dubbiosi non c’è possibilità di recupero. Sono ‘persi’. La salvezza è nella conversione, nel pentimento e nella sottomissione”. Su questa scia la dura analisi di Jacques de Saint Victor, docente di Storia delle idee politiche all’Università Paris VII, nel suo Les antipolitiques: petite collection blanche (Essai blanche). Lo storico francese, infatti, citando Alessandro Dal Lago (autore di Clic! Grillo, Casaleggio e la demagogia elettronica, ed. Cronopio) si chiede se non ci troviamo di fronte a un “’fascismo elettronico’ di un nuovo tipo, in cui i due leader- manager si trovano legalmente sopra qualsiasi forma di rappresentanza politica, come era una volta per il Duce”. Il blog e la rete dunque non sarebbero il luogo dove si esplicita la democrazia ma il suo opposto. Beppegrillo.it, ci ricorda Bidussa, vorrebbe essere la nuova utopia, lo spazio della libertà per eccellenza. “Forse, come direbbe Hannah Arendt, si crede di assaggiare l’aria della liberazione – riflette lo storico italiano – ma la libertà non abita lì. Semplicemente perché la libertà richiede prima di tutto, come diceva un tempo Immanuel Kant, di “far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro” o differentemente, come ha avuto modo di ripetere Foucault in tempi più vicini, di non incappare nel pericolo di subire il potere di un altro. Laddove questo capita, le cose si fanno molto pericolose”. A preoccupare Bidussa, e non solo, la pericolosa acriticità di parte dell’elettorato del Movimento Cinque Stelle di fronte alle azioni del capo, padre padrone del Movimento stesso. E forse il caso più eclatante è stata la vergognosa provocazione postata da Grillo sul suo blog, con la storpiatura dei versi di Primo Levi in Se questo è un uomo con annessa immagine dell’ingresso di Auschwitz con la scritta ‘P2 Macht Frei’. “Un tentativo di “solleticare i più bassi sentimenti antisemiti e cavalcare il malcontento popolare che si addensa in questi tempi di crisi – la condanna del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna – È un’oscenità sulla quale non è possibile tacere. Si tratta infatti di una profanazione criminale del valore della Memoria e del ricordo di milioni di vittime innocenti che offende l’Italia intera”. E su questa oscenità, si sono sì levate voci critiche dentro il movimento grillino, ma blog e social network si sono altrettanto – se non di più – riempiti di invettive e insulti dal sapore antisemita contro il presidente UCEI e gli ebrei in genere. La verità è una, e coincide con quella urlata dal “megafono”. E il fatto di detenerla, fa si che nessuna critica possa essere mossa al movimento o ai suoi sostenitori, superiori rispetto agli altri in quanto – tornando al concetto iniziale –gli unici ad essere puri. Rientra in questa visione anche lo spazio che beppegrillo.it ha dedicato in passato a Israele. “Nell’ideologia di Beppe Grillo e di una parte consistente dei frequentatori delle pagine del suo blog Israele è uno stato-canaglia, con sistematica violazione dei diritti umani, razzista, decisamente non democratico”, scrive Bidussa. “Tuttavia – ricorda lo storico – è anche una realtà politica e culturale che produce un film come Valzer con Bashir, lo trasmette senza che nessuno si scandalizzi o ne chieda il sequestro. Un film che racconta e documenta la complicità dell’esercito israeliano, comunque la sua indifferenza nella strage di Sabra e Chatila. Un film per il quale nessuno ha votato per l’espulsione del suo regista o ha chiesto la revoca di cittadinanza”. D’altra parte, nell’esempio di democrazia grillino, chi contraddice il capo è fuori. Il M5S è stretto, secondo de Saint Victor, in un pugno di ferro formato da Casaleggio, Grillo e una cupola di pochi altri. “Così – si legge nell’ultimo libro dello storico francese – contrariamente a quanto suggerisce lui (il comico genovese ndr), il Movimento Grillo non sfugge, così come i partiti politici tradizionali, alla ‘legge ferrea dell’oligarchia’, elaborata un secolo fa dal sociologo Robert Michels”. Pochi controllano i molti. Con buona pace della teoria della democrazia diretta e dell’uno vale uno. Miti più che realtà, come nel caso del celebrato discorso di Pericle sulla democrazia, citato più volte da Grillo. “Suggerisco di tenerci Tucidide – riflette in chiusura Bidussa – quando scrive, alla fine dell’esposizione delle parole di Pericle, per metterci in guardia dai miti politici e trattenere l’entusiasmo facile, che l’Atene di Pericle di nome era una democrazia, di fatto però il potere era nelle mani del primo cittadino”.

Daniel Reichel, Pagine Ebraiche, luglio 2014