“Odio negli stadi, parliamone”

Schermata 2016-07-14 alle 14.05.29“Abbiamo un problema, ed è un problema certamente non marginale. Eppure sembra caro soltanto a poche componenti della società: la comunità ebraica italiana, in primis, sempre incisiva con i suoi interventi e le sue segnalazioni. E qualche altra realtà impegnata nella lotta all’odio. Purtroppo non è sufficiente. Serve una maggiore consapevolezza collettiva, per comprendere più a fondo il problema e individuare soluzioni efficaci di contrasto”. Lancia l’allarme Mauro Valeri (immagine a fianco), direttore dell’Osservatorio nazionale sulla xenofobia dal 1992 al 1996 e dal 2005 responsabile dell’Osservatorio su razzismo e antirazzismo nel calcio. Una realtà che si è affermata sempre più come un punto di riferimento per gli addetti ai lavori e per gli enti, le associazioni, gli organismi che ogni giorno combattono contro le diverse forme di intolleranza nella società italiana.
“Nel calcio oggi il fenomeno del razzismo si concentra quasi essenzialmente sul colore della pelle. Analizzando i report i numeri sono apparentemente in flessione. Soprattutto nelle serie maggiori. Ma guai ad illudersi: non attribuirei questo calo a una più diffusa responsabilità e consapevolezza delle tifoserie, quanto a un dato inconfutabile: lo svuotamento costante dei nostri stadi, ormai semideserti in alcuni settori. Alcuni ultrà disertano gli impianti, ma chi resta non ha cambiato linea. Anzi. Meno episodi registrati ma il livello di odio – avverte Valeri – resta alto”. Per il nostro interlocutore, la sensibilizzazione sul tema è un po’ la battaglia di una vita. E difatti è stata al centro di molti sui scritti tra cui La razza in campo (Edup, 2005), Black Italians (Palombi, 2007), Nero di Roma (Palombi, 2008) e Negro ebreo comunista (Odradek, 2010). L’ultimo lavoro, Mario Balotelli, vincitore nel pallone (Fazi editore, 2014), ha ricevuto tra gli altri l’apprezzamento di Lilian Thuram, ex difensore della Juventus e della nazionale francese attivo da sempre nella lotta al razzismo, che ne firma la prefazione. “Esiste una teoria sociologica che sostiene che gran parte delle persone che si rendono protagoniste di episodi di odio negli stadi, sfogata la frustrazione accumulata in settimana in quello specifico contesto, dopo il triplice fischio dell’arbitro tornino ad essere dei cittadini normali. È un interrogativo che è importante porsi, anche se è difficile valutare in modo scientifico la questione. Perché esiste un problema di fondo, ed è dato dall’assenza di dati ufficiali esaustivi. La federazione ad esempio produce dei report, che poi circolano anche in Europa, ma dedicati esclusivamente ai casi più estremi. E cioè quelli dei tifosi puniti con la Legge Mancino. Così facendo però – afferma Valeri – si perde per strada un’ampia casistica di situazioni intermedie che non possono essere ignorate”.
Anche perché, prosegue, sentimenti ostili iniziano a mettere radici molto presto. A partire dalle serie minori e dal calcio giovanile, dove si assiste a un sempre più significativo innesto di minori della seconda generazione di immigrati (sia tra i calciatori che tra gli arbitri). Un fatto che a qualcuno sembra andare un po’ storto. “La società sta cambiando e tutti gli addetti ai lavori devono capirlo e agire di conseguenza. Troppo spesso si tende a minimizzare quanto accade nei nostri stadi, non vedendo che prima del fatto estremo ci sono una serie di segnali da intercettare. Ma la superficialità è tanta. Porto un esempio, per capire cosa intendo. Periodicamente la Uefa lancia delle importanti campagne contro il razzismo, coinvolgendo calciatori e allenatori in vista. Bene, tra i protagonisti figurano quasi esclusivamente degli stranieri. Ozil, Ribery, Ibrahimovic, per fare alcuni nomi, spesso sollecitati anche lontano dalle telecamere. Penso al caso di Ibra, che generosamente finanzia alcune associazioni. Ecco, a parte rare eccezioni, mai che un italiano ci metta la faccia. Si può dire – conclude Valeri – che la cosa è un po’ inquietante?”.

Adam Smulevich, Pagine Ebraiche Luglio 2016

(14 luglio 2016)